Rosso Malpelo
Un film che riattualizza una novella dello scrittore siciliano Giovanni Verga per denunciare lo sfruttamento del lavoro minorile. Esce lunedì nelle sale Rosso Malpelo, per la regia di Pasquale Scimeca.
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La pellicola racconta la storia di Rosso Malpelo (così chiamato per il colore dei suoi capelli) un bambino povero, costretto a lavorare in miniera col padre. Un giorno suo padre muore, schiacciato sotto una frana nella galleria, e Malpelo rimane solo. Sua madre si risposa e va a vivere in un altro paese. La sorella anche lei se ne va col suo fidanzato e la casa viene chiusa. In miniera lavorano tanti altri bambini, ma ce n’è uno a cui Malpelo vuole un po’ di bene: Ranocchio. Ma Ranocchio, che alla miniera non era abituato, ben presto si ammala. Malpelo, che in cuor suo non è proprio cattivo, se lo carica sulle spalle e lo riporta in paese dalla madre, così almeno potrà morire in pace. Adesso è completamente solo, e quando il padrone della miniera (un ingegnere attaccato ai soldi e al profitto) lo manda a lavorare in una galleria lontana e pericolosa, lui ci va, tanto, pensa: “io sono Malpelo, e se muoio nessuno mi cerca”.
Girato in Sicilia, in provincia di Enna, proprio nei luoghi dove c’era il più grande bacino europeo per l’estrazione dello zolfo, il film affronta il tema dello sfruttamento del lavoro minorile, che ancora oggi riguarda nel mondo 218 milioni di bambini. E di questi, circa un milione trascorre l’infanzia in miniera.
Il film sarà proiettato in cento istituti scolastici italiani: il ricavato dei biglietti andrà a costituire un fondo presso la Banca Etica che servirà ad adottare i più piccoli in due comuni boliviani, Atocha e Cotagaita, nella regione mineraria del Potosì, dove ancora molti minori lavorano nelle gallerie.
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