domenica 30 dicembre 2007

E adesso dimentichiamo 2007!!!


I miei 10 buoni propositi per il 2008


1) Protestare, protestare, protestare quando mi pagano con mesi di ritardo, quando mi fanno lavorare senza firmare il contratto (e dunque in nero), quando mi dicono che mi stanno pagando e poi passano altri mesi.


2) Avere l'idea giusta al momento giusto: sapere scegliere quando dovrò scegliere. Questo potrebbe essere un anno particolare, di rotture o di conferme (in ambito lavorativo, ovviamente!).

3) Riscrivere il mio curriculum e ridurlo nelle pagine in modo che ci stia dentro tutto, ma in maniera più leggibile. Di conseguenza tradurlo in inglese, francese e tedesco. Non si può sapere mai nella vita.


Anno nuovo vita nuova?

4) Riuscire a stampare delle mie foto di vari formati e appenderle a casa mia.

5) Utilizzare al meglio la mia nuova agenda 2008, riuscendo quindi a fare meno confusione con appuntamenti e cose varie e quindi, fondamentalmente, con me stesso.

6) Riordinare i miei cd, comprare una valigetta per mettervi dentro un centinaio di dischi pronti all'uso.

7) Inventare almeno una nuova ricetta ogni mese a seconda della stagione e delle materie prime di quella stagione.



8) Farmi la barba con la schiuma e il rasoio, almeno una volta nel 2008.

9) Litigare un po' più spesso con Laura e farla ingelosire un po' di più.

10) Compiere almeno il 50% di quanto scritto sopra.

Certo, la lista è incompleta: ma 10 è un numero che mi piace e quindi mi fermo qui. Ognuno di questi punti ha un suo "dark-side" e quindi io so che dietro ogni "buon-proposito" ce ne stanno ancora altri, surrogati di quelli visibili. Oppure: sono sicuro che se domani dovessi riscrivere i miei dieci buoni propositi cambierei qualcosa, ma per oggi va bene così.




Ed io aggiungerei: per Capodanno, niente mutande... rosse!!!

giovedì 27 dicembre 2007

Mettiamoci d'accordo per salvare il pianeta

Il fascicolo sulle minacce alla salute della terra da domani in edicola
L'aggressione alla natura si può arrestare con una nuova cultura e ricerche mirate

Rapporto del National Geographic
Così si salva il pianeta inquinato

L'umanità sembra camminare su due binari diversi
un mondo sempre più ricco e uno sempre più povero


Il numero del National Geographic sulla salute della terra da domani in edicola

di LUIGI BIGNAMI

ROMA - Prima di intervenire su un paziente è necessario conoscere profondamente le sue condizioni. E questo vale anche per il nostro pianeta, che oggi molti considerano ammalato o per lo meno molto diverso da come lo avevano conosciuto i nostri progenitori fino al secolo scorso. Per valutare in maniera appropriata le condizioni del mondo in cui viviamo National Geographic italiano, in edicola da domani, ha dedicato un allegato che disegna in modo esauriente la situazione del mondo e dell'umanità di oggi.

Si scopre, ad esempio, come le attività dell'uomo abbiano alterato quasi il 35 per cento della superficie del pianeta per creare pascoli e colture; gli ecosistemi degli oceani hanno subito gli effetti della pesca al punto che hanno ridotto fino al 10% le popolazioni di alcune tra le specie di pesce più richieste dai consumatori. E per capire il livello d'inquinamento che produce l'umanità basta un solo dato: nel corso della propria esistenza ogni individuo del mondo industrializzato genera rifiuti pari a 600 volte il proprio peso, tra cui ben il 12 per cento è plastica.

E intanto l'umanità sembra camminare su due binari molto diversi: un mondo sempre più ricco e uno sempre più povero. Secondo il rapporto del National Geographic le 2 persone più ricche del mondo hanno più soldi del prodotto interno lordo complessivo dei 45 Paesi più poveri. Sarà mai possibile una distribuzione equa del benessere? Risponde Alessandro Rosina, demografo all'Università Cattolica di Milano: "Una strada potrebbe essere quella legata alle emigrazioni, se ben gestita. Ciò potrebbe portare, da un lato, all'equilibrio demografico e dall'altro ad una crescita del prosperità nelle aree più povere. L'emigrante spesso invia a casa soldi che le famiglie investono sui figli o per migliorare le proprie condizioni di vita. Quindi le rimesse diventano un aiuto ai Paesi in via di sviluppo".

Le colture biologiche, inoltre, sono notevolmente in crescita. Dal 2000 al 2007 si è passati da 7,5 milioni di ettari a 30,5. Un'altra strada, seppure fortemente criticata, è lo sviluppo degli alimenti transgenici che hanno visto in un decennio aumentare di 60 volte le aree ad esse dedicate, tant'è che nel 2006 superavano i 100 milioni di ettari. La biogenetica ha permesso di dare vita a prodotti che richiedono meno acqua e che sono più resistenti a malattie e parassiti, anche se fa da contraltare il fatto che si sono denunciati danni alla salute per reazioni allergiche inattese e l'uso degli Omg riduce la biodiversità per la tendenza a far sviluppare monocolture.

Quello dell'acqua resta un grave problema: ogni giorno da uno a due miliardi di persone devono lottare con la natura per procurasi i 20-50 litri per bere, mangiare e lavarsi. Ma c'è un grosso sforzo per diminuire i costi di desalinizzazione dell'acqua di mare. Forse anche per il pianeta ammalato le soluzioni esistono: investimenti, sviluppo tecnologico e ricerca potrebbero le ricette su cui scrivere le prescrizioni adatte.

(27 dicembre 2007)

sabato 22 dicembre 2007

Lettere imbottigliate

Le lettere affidate al mare finiscono su un sito. E il gestore cerca sempre di avvertire gli autori

Dal mare alla rete, i messaggi in bottiglia parlano d'amore.

di GIUSEPPE CAPORALE



"Amore mio, nel mare sono nata, cresciuta, mi ha protetta, l'ho amato e odiato. Davanti a lui ho visto le stelle riflettersi, e i tuoi occhi possenti. Ti ho amato dal primo istante, vicino al grande blu, ci siamo dichiarati, sotto le stelle che ci hanno guardati. Ti amo, ora e per sempre. Lascio la mia eterna dichiarazioni al mare, lui che ci ha fatto incontrare. 22 gennaio 2007".

C'è un sito che raccoglie i messaggi in bottiglia che arrivano dal mare (www.messaggidalmare.com). Messaggi consegnati alle onde che poi giungono fino a riva. Lettere d'amore, d'amicizia, richieste di aiuto. Storie, tante storie. Come la lettera nella bottiglia di un giovane tedesco, omosessuale, che scrive al suo amato: "caro Daniel, io penso al tuo destino, che lascio tutto a te. A te il tuo, a me, il mio... È venuto il mio tempo e io (devo) pur andare. Sono sveglio e attraverso i miei occhi vedi anche tu il mondo un po' più vicino. Io accetto la mia vita tranquillamente, e il prezzo che è costato a te. Ti prego, guardami amichevolmente se io... vivo e sono felice. Io ti ringrazio e sono fiero di tutto il bene che abbiamo potuto vivere. Io terrò nel mio cuore e conserverò per te, un posto nel recesso più profondo. In sincera amicizia e amore. Il tuo Reinhard".

GUARDA LE IMMAGINI 1 - 2

Un messaggio sembra una strana richiesta di soccorso: "Aiuto, sono intrappolato su un'isola... Tutto solo senza cibo e acqua, con questo mio luogo solitario per compagnia. Questa realmente è un luogo solitario. Prego, qualcuno mi salvi. TOD. Post scriptum: portatemi la luce del sole". In un'altra, una ragazzina tedesca cerca amici: "Ciao, sono una passeggera della Minoanen Lines dalla Grecia verso l'Italia. Il mio nome è Marina e vengo dalla Germania. Sarei molto felice se mi scriveste". E lascia il suo indirizzo. C'è l'addio straziante di una giovane donna che affida all'acqua il saluto ad un amante che non ricambia la sua passione. E' un messaggio scritto a penna, sulla carta intestata di una pensione di Tortoreto. Una bambina di Bolzano che saluta il mare.

C'è l'addio straziante di una giovane donna che affida all'acqua il saluto ad un amante che non ricambia la sua passione. E' un messaggio scritto a penna, sulla carta intestata di una pensione di Tortoreto. Una bambina di Bolzano che saluta il mare.


Tanti sono messaggi d'amore

Ma questi sono solo alcuni dei fogli raccolti da Roberto Regnoli, 57 anni, medico di Termoli, che ha deciso di pubblicarli su internet. Sul sito ne sono catalogati oltre un centinaio. Ognuno di loro riporta la data del ritrovamento della bottiglia e le foto del messaggio e della bottiglia stessa. "Si resta sempre meravigliati da quello che si trova sulla spiaggia e ho pensato di condividerlo" spiega "fra le tante cose che il mare butta sulla spiaggia, ce n'è una che mi fa pensare, di cui non riesco a darmi una spiegazione logica: le scarpe. Ce ne sono a centinaia, di tutti i tipi e le forme. Scarpe da ginnastica, da passeggio, eleganti, ciabatte, da bambino, da mare, perfino sandali da sala operatoria. Il numero delle scarpe è quasi uguale alle bottiglie di plastica... Ogni 10, 20 metri se ne trova una. Ci sono di quelle che sono così nuove che sembrano gettate in mare lo stesso giorno".

Ma la sua passione sono quelli in bottiglia. "Sui biglietti spesso il mittente lascia un numero di telefono o un indirizzo. Io chiamo sempre, per avvisare che la bottiglia è stata aperta, e il segreto svelato... Anch'io l'ho sperimentato, ho scritto un messaggio in bottiglia e l'ho lanciato fra i flutti. L'anno successivo mi ha telefonato una ragazza di Torino che l'aveva trovato durante le vacanze. I messaggi arrivano da tante zone: dalla costa italiana dell'Adriatico, ma anche dalla costa jugoslava e croata. Dai Paesi Bassi, dai mari del nord. Sono scritti in molte lingue, che con l'aiuto di interpreti, li ho tradotti e inserito sul sito. Qualcuno invece arriva da coste vicine. Due messaggi, in particolare, dalla Marche. Li ricordo bene perché mi hanno colpito molto. Un giorno d'estate due ragazzini in vacanza a Numana, lei e lui, hanno scritto l'identico messaggio e l'hanno infilato in due bottiglie, inviate nello stesso momento. Una specie di giuramento di amicizia, di patto. Ebbene, le bottiglie hanno percorso centinaia di chilometri via mare l'una accanto all'altra. E io le ho trovate a pochi metri di distanza, a Marina di Lesina. Mi è sembrata una singolare coincidenza, quasi un segno del destino".

(21 dicembre 2007)

giovedì 20 dicembre 2007

È in arrivo!!!

Anche se a me non... ecco ancora il Natale. E certo bisogna dirne quelcosa, e poi ne dirò poco o forse canterò un po'.

L'albero di Natale in Piazza Venezia (Roma)


Ma chiedete ai bambini... Evviva la TV, evviva i regali, evviva la Befana!


La Befana sempre indaffarata


biscotti della befana o befanini

I befaninni o biscotti della Befana

Ingredienti (per 6 persone):

  • Farina: gr. 500
  • Zucchero: gr. 300
  • Burro: gr. 150
  • 4 uova
  • Mezzo bicchiere di latte
  • Una bustina di lievito
  • Un bicchierino di rhum o anisetta
  • Scorza d'arancia
  • Anacini (confettini colorati)
  • Poco sale

  • E per gli adulti magnate e qualche chilo in più...

    Alcune ricette per la Vigilia di Natale
    Il cenone di Natale trascorre in famiglia. Ecco aluni piatti tipici.
    E per il pranzo...

    Come nel caso del cenone, il pranzo di Natale varia secondo le regioni per presenta ricette tradizionali.


    I dolci di Natale:







    Ed infine un classico...

    I nostri migliori auguri per le prossime Feste Natalizie e di Capodanno.


    mercoledì 19 dicembre 2007

    E brava, Italia...

    Disponibili in rete oltre 50mila documenti per un totale di oltre 9 milioni di immagini
    Un patrimonio immenso in forma digitale, con percorsi interattivi e multimediali

    I tesori della cultura italiana online
    nasce il sito della Biblioteca Digitale

    di ALESSIA MANFREDI


    Giacomo Puccini, La boheme, copertina dello spartito inglese (disegno di Adolf Hohenstein)
    Milano, Archivio di Casa Ricordi

    ROMA - Un mare di libri navigabile online. Testi, manoscritti rari, documenti ma anche foto, carte, file audio, immagini: l'immenso patrimonio bibliografico italiano sbarca in rete con il neonato sito della Biblioteca Digitale Italiana, presentato oggi all'Accademia dei Lincei. Una porta virtuale che si apre su un universo fra i più ricchi del mondo, ma finora non valorizzato né organizzato per poter essere usato e tutelato in modo ottimale, e che diventa ora accessibile anche ad un pubblico molto più ampio di quello accademico-specialistico, grazie al web.

    L'impresa è stata voluta dal Ministero per i Beni e le attività culturali, in collaborazione con l'Accademia dei Lincei e oggi arrivano i risultati di sei anni di lavoro intenso, svolto dalla Direzione generale per i beni librari e gli Istituti culturali, in linea con la sfida europea di aumentare in rete la disponibilità di opere rare e strumenti di consultazione.

    GUARDA LE IMMAGINI

    Diventano quindi accessibili sul web oltre 50mila documenti e oltre 9 milioni di immagini organizzati per tre principali aree tematiche: musicale, storico-letteraria e scientifica. Un primo passo per allinearsi con realtà analoghe a livello europeo, rispetto alle quali partiamo in ritardo.

    L'idea nasce nel 2001 ed è stata seguita passo per passo da un Comitato guida diretto dal filosofo Tullio Gregory. Con uno sforzo capillare, cui partecipano istituti statali, enti locali, università, enti privati e istituti di ricerca coordinati dall'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane, cui sono stati destinati finora circa 18 milioni di euro. Perché i tesori della storia culturale italiana - che, come ricorda Andrea Marcucci, sottosegretario di Stato presso il MiBAC, da sola vale il 55-60 per cento del patrimonio culturale mondiale - sono sparsi e in piccole realtà si custodiscono gioielli di grande valore che rimangono inaccessibili ai più. Attraverso la BDI si accede anche a "CulturaItalia", il portale della cultura italiana, ed alla Biblioteca Digitale Europea, il cui obiettivo è rafforzare l'identità dell'Europa attraverso il suo patrimonio culturale.

    "Siamo partiti tardi e da una situazione quasi tragica e di arretratezza anche concettuale rispetto ad altri paesi" ammette Luciano Scala, direttore generale per i Beni librari e Istituti Culturali del MiBAC. Le prime ricognizioni hanno mostrato "un quadro desolante, frammentario e disomogeneo". E' stato necessario partire, quindi, con un programma di digitalizzazione unitario, in linea con quelli usati a livello internazionale, e si sono privilegiate per prime opere rare, di particolare interesse. Altro criterio chiave del progetto: mettere online solo corpi completi per avere progetti conclusi e non lasciati a metà.

    Ecco quindi che in rete sono arrivati i cataloghi storici delle biblioteche italiane, unici in Europa, quelli delle biblioteche medievali, incunaboli in volgare, gli "scrittori d'Italia" della collezione Laterza, i principali periodici pre-risorgimentali di cui sono state interamente ricostruite 67 collane. O ancora la biblioteca digitale della Scuola Galileiana, quella della prima accademia dei Lincei, il mare magnum della Marucelliana di Firenze, i plutei della Medicea Laurenziana, culla e summa della cultura umanistica. Tutto consultabile, scaricabile, fruibile in modo interattivo.

    Qualche esempio del "tesoro"? Testi scientifici rari come il "Compasso" di Galileo, a fianco del quale appaiono in un'unica schermata risorse correlate, le informazioni sul testo, metadati, opzioni di ricerca e un interattivo che mostra come funziona il compasso. O il percorso interattivo sui luoghi di Leonardo in Toscana, con la google map che si innesta sulla cartografia autografa. Ancora, le condanne del tribunale dell'Inquisizione di Campanella e Copernico, l'audio con i versi di Martinetti letti dall'autore.

    Per Tullio Gregory "è una delle più importanti realizzazioni del Ministero dei Beni culturali", che offre una serie infinita di possibilità. Nasce dall'amore per i libri, come ricorda il professor Giovanni Conso, presidente dell'Accademia dei Lincei, ma offre diversi vantaggi: oltre ad aumentare in modo esponenziale l'accessibilità dei testi, garantisce la conservazione di un patrimonio che in alcuni casi rischia di andare perso o rimanere sepolto.

    In più la rete abbatte barriere e gioca a favore dei non specialisti. Per questo è necessario, e gli esperti lo sanno bene, rendere tutto appetibile, "narrare" anche all'interno di un sito, che deve "ispirare, trasformarsi in qualcosa di vivo, diventare uno stimolo per scoprire di più e intrattenere" spiega Andrea Granelli, consigliere del ministero per i Beni culturali. E far navigare in quel patrimonio anche la "generazione del pollice", più abituata a maneggiare tastiere e telefonini, che non pagine di libri, meno che mai manoscritti antichi.

    (18 dicembre 2007)

    domenica 16 dicembre 2007

    Baby al telefono


    Un'indagine conoscitiva rivela i dati sull'uso del telefonino da parte dei bambini e dei ragazzi
    Domani l'accordo tra ministero della Pubblica Istruzione e operatori della telefonia mobile

    "Cellulari in classe sin dai 4 anni"
    Governo e tlc contro il bullismo



    FIRENZE - Il telefonino continua a trillare nelle aule italiane. Nonostante i divieti non si ferma l'uso "esagerato" del cellulare all'interno delle strutture scolastiche. Non solo: i bambini che frequentano le elementari possiedono un proprio telefonino ed alcuni di loro l'hanno avuto addirittura a quattro anni. Questo è il quadro che emerge dall'indagine "Minori e Telefonia Mobile" a cura del Centro Studi Minori e Media, da tempo attivo su queste tematiche in ambito nazionale ed europeo. I dati della ricerca, condotta nelle scuole elementari, medie e superiori di 20 città in dieci regioni d'Italia, con 4.000 interviste tra studenti e genitori, saranno presentati venerdì 14 dicembre nell'aula magna dell'Università di Firenze.

    Analizzando lo sviluppo "dirompente"del cellulare e sottolineando una mancata regolamentazione in materia che tuteli bambini e adolescenti, lo studio ha cercato di "appurare il grado di percezione da parte dei minori delle potenzialità ma anche delle criticità collegate all'uso del cellulare e la qualità e la quantità delle informazioni dei genitori".

    2003, un bambino su due non sapeva farne a meno

    Bullismo e gestori telefonici. Iniziative comuni per l'educazione a un corretto uso dei telefoni cellulari a scuola. Questo l'obiettivo che vuole raggiungere il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni che, dopo la direttiva sull'uso improprio dei videofonini in classe, firmerà domani un'intesa con gli operatori della telefonia mobile (Telecom Italia, Wind, Vodafone Omnitel NV, H3g). Nel corso della conferenza stampa verranno, inoltre, presentati gli ultimi dati del Numero Verde antibullismo e resa nota la scuola vincitrice della migliore campagna di comunicazione sullo stessa tema che il ministero farà partire da gennaio 2008.
    (12 dicembre 2007)

    sabato 15 dicembre 2007

    Mio fratello è figlio unico

    A Valencia, cinema Albatros, Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti.

    Si tratta di un film, tratto dal romanzo Il fasciocomunista, di Antonio Pennacchi. Un successo in Italia e al Festival di Cannes. Ambientato tra gli anni '60 e '70, racconta il rapporto tra due fratelli Accio e Manrico Benassi - il primo ex seminarista fascista, il secondo sindacalista del Partito Comunista.

    Negli anni '60 a Latina la vita non era facile. Le famiglie dovevano far crescere i figli con quello che avevano, dando loro una buona educazione. Accio è il più giovane di tre fratelli, e la sua vita si svolge fra ideali ora vivi e poi dimenticati. Lottando con il fratello con il quale condivide gioia e miseria.


    Uno sguardo, un primo piano. Il movimento degli occhi, ora persi, ora accesi per reagire a una situazione che in quel momento è la più importante. Luchetti sa che il suo cinema è personale, tocca la politica, la affronta, ma ciò che gli importa veramente sono le persone, perché sono loro che fanno il mondo. Ieri, oggi, domani. Quei volti, quindi, che lui approccia nei dettagli, a volte con la camera a mano, per dare ai protagonisti quel qualcosa di incerto, sono l'anima dei suoi film. Mentre racconta la storia dell'Italia del '68 (che a Latina non arriva) fra nero e rosso, due uomini legati dallo stesso sangue si confrontano, e Accio, sempre alla ricerca di una fede, da quella cristiana a quella fascista, per poi quasi perdersi nella sinistra, è la rappresentazione unica di un'incertezza manifesta di un paese allo sbando.


    Elio Germano è superlativo, e tiene testa a Scamarcio che buca lo schermo con i suoi occhi verdi e il timbro vocale sicuro. Intorno a loro si muovono la Finocchiaro, magnifica madre, e Zingaretti, fedelissimo al Duce, perfetti comprimari di un dramma estremamente personale. La crescita di un uomo, forse non era mai stata così profonda nel cinema italiano attuale e, se superiamo gli ultimi venti minuti, troppo didascalici, scopriamo come l'umanità può essere raccontata con la forza delle immagini e delle parole.

    Il titolo riprende la canzone di Rino Gaetano del '76.

    Trailer del film.


    venerdì 14 dicembre 2007

    Una coppia di topi...innamorati

    SCOPERTE: IL CANTO SEGRETO DEL TOPO INNAMORATO


    Non sarà affascinante come il canto delle sirene, ma deve essere ugualmente irresistibile almeno per le topoline. E’ il canto dei topi in amore, basato su un ritornello ritmico non udibile dagli esseri umani poiché emesso ad ultrasuoni.


    Cantano a squarcia gola quando sono innamorati, invece di limitarsi a squittire ogni volta che si trovano nei pressi di una potenziale partner. Queste loro canzoni d'amore ad alta frequenza sono state scoperte studiando i topi maschi esposti ai ferormoni delle femmine.


    Corteggia la femmina con un ritornello agli ultrasuoni

    L’esperimento, imperniato sulla deposizione in gabbia di cotone impregnato di urina di topolina, ha mostrato che i maschi pochi secondi dopo aver riconosciuto il feromone della femmina, hanno dato intonato una specie di canzone d’amore ultrasonica emettendo onde sonore di 30 kilohertz e oltre.

    I ricercatori hanno registrato i suoni e li hanno in seguito modificati al computer in modo da renderli udibili all'orecchio umano scoprendo che le loro litanie variavano da esemplare a esemplare, ognuno dei quali intonava un proprio ritornello.


    Alcuni topi hanno mostrato di preferire alcune sillabe, mentre altri scelto soffermarsi su determinati toni. Lo studio ha mostrato che i suoni non vengono emessi in una maniera casuale, i topi tendono infatti a ripetere certe sillabe per un certo numero di volte per passare poi ad un'altra sillaba. Questi vocalizzi sembrano, inoltre, mostrare il sussistere una certa dose di apprendimento.

    Le canzoni appaiono avere la stessa struttura del cinguettio degli uccelli e delle grida d’amore delle balene, anche se al momento non è possibile conoscere quanto sia importante il canto del topo nella selezione di un compagno da parte di una femmina.

    Come è ancora da svelare se l’ugola d’oro del maschio lo avvantaggi nella preparazione dell’accoppiamento, a differenza del mondo degli uccelli dove il canto ha uno scopo puramente sessuale.



    mercoledì 12 dicembre 2007

    Il segreto del bilinguismo: e chi lo vede?

    E' un meccanismo nel cervello che permette di selezionare correttamente la lingua scelta
    Lo hanno scoperto i ricercatori del San Raffaele usando il libro "Il piccolo principe"

    Svelato il segreto del bilinguismo
    fotografato "l'interruttore" che lo attiva

    di ALESSIA MANFREDI




    FACILE come bere un bicchiere d'acqua. Per chi cresce imparando due lingue, passare da una all'altra senza errori è perfettamente naturale e lo si impara fin da piccoli. Ma cosa permette alle persone bilingue di gestire senza difficoltà due idiomi diversi? Il merito è di un meccanismo nel cervello che, come un interruttore, si accende mentre si passa dalla lingua madre alla seconda lingua e viceversa, e fa sì che si selezioni correttamente quella prescelta attraverso un sistema di controllo interno.

    Per la prima volta questo meccanismo è stato "fotografato" e la scoperta si deve a un gruppo di ricercatori dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano in collaborazione con il Dipartimento di Neurologia dell'Università di California e dei Geneva University Hospitals. Se da tempo si ipotizzava che esistesse un meccanismo di controllo nel cervello per bloccare una lingua e dare il via libera all'altra, impedendo interferenze, ora gli scienziati hanno identificato le aree coinvolte.

    "E' una rete di aree cerebrali che si attiva solo quando c'è il passaggio da una lingua all'altra" spiega il dottor Jubin Abutalebi, ricercatore del dipartimento di Neurologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, primo autore dello studio pubblicato sul Journal of Neuroscience. Quelle che entrano in gioco sono strutture cerebrali particolarmente importanti: la corteccia del cingolo - che è coinvolta nell'attenzione e nel controllo delle azioni mentali - e il nucleo caudato, una struttura sottocorticale implicata nel processo di inibizione delle azioni. "E' possibile che per queste specifiche funzioni, tali aree risultino cruciali nel meccanismo di controllo delle lingue", chiarisce lo scienziato.

    Per il loro esperimento, i ricercatori del San Raffaele hanno sottoposto a risonanza magnetica funzionale alcuni soggetti di madrelingua italiana residenti da tempo a Ginevra, con padronanza di entrambe le lingue, ma esposti maggiormente al francese. E hanno usato un classico della letteratura per l'infanzia di entrambe le culture: il Piccolo Principe di Saint-Exupéry. Hanno fatto ascoltare loro passaggi del libro dall'italiano al francese e viceversa; l'attività del cervello fotografata con la risonanza ha messo in evidenza l'azione degli "interruttori", rivelando aspetti interessanti. "Pensavamo, ad esempio, che fosse più facile passare alla lingua madre e invece abbiamo visto che se si è più esposti alla seconda lingua, risulta meno difficoltoso passare a questa" spiega Abutalebi.

    Quanto più si è esposti a una lingua, tanto più nel cervello si attivano sistemi neurali simili a quelli che si utilizzano quando si usa la lingua madre. Per questo è così importante vivere nel paese in cui la si parla, seguire programmi televisivi o radio, parlando con soggetti nativi, in modo frequente e costante. "Solo così le due lingue si comporteranno nel nostro cervello in maniera sovrapponibile" sottolinea Daniela Perani, docente di Fisiologia Psicologica all'Università Vita-Salute San Raffaele.

    Già si sospettava che nella funzione di controllo interna fosse coinvolto il nucleo caudato, perché si è osservato che pazienti bilingui con lesioni a quest'area mescolavano in modo patologico le due lingue. La capacità di passare dall'una all'altra si acquisisce fin da piccoli, ma il meccanismo di controllo si perfeziona verso i tre anni, quando non si fa più alcuna confusione. E' un dono prezioso, che regala una marcia in più. "Sembra infatti che il cingolo nei bilingue si sviluppi di più rispetto ai monolingue, e alcune delle loro facoltà intellettive risultano più sviluppate" conclude Abutalebi.

    (11 dicembre 2007)

    Il nostro Aznar parla anche italiano...

    Alla radio e adesso in TV

    lunedì 10 dicembre 2007

    Serafini e il Codex: arte nuova

    Luigi Serafini, l’artista visionario che sogna il cinema e i blog


    Guarda la gallery con le opere in mostra e partecipa al sondaggio in fondo all’articolo

    Anarcoide e outsider. Luigi Serafini, romano, classe 1949, è un artista senza etichette. Non appartiene a scuole. Non non si è mai legato a critici o curatori alla moda. Non è inserito in nessun salotto buono dell’arte. Ma ha appassionato alcuni tra gli intellettuali più raffinati d’Italia, come Federico Zeri, Leonardo Sciascia, Federico Fellini. Ed è stato il primo artista italiano ad avere una pagina su Wikipedia nella sua versione in inglese. Ora il Pac di Milano gli dedica una grande mostra antologica Luna Pac Serafini, dove è esposta anche la sua opera più celebre, quella che aveva fatto innamorare Calvino e Manganelli, e che ha fatto il giro del mondo. Si tratta del Codex Seraphinianus, un monumentale libro illustrato con migliaia di disegni e con tanto di note esplicative, dove però le forme sono tutte inventate e i testi sono scritti in una lingua immaginaria: un mondo visionario e parallelo.


    Il Codex versione franco-spagnola


    “L’opera è nata tra il ‘76 e il ‘78, quando non c’era ancora Internet, altrimenti non avrei fatto un libro, ma avrei fatto un blog” spiega Serafini a Panorama.it “In quell’epoca ero reduce da un lungo viaggio in California, dove mi aveva contagiato lo spirito comunitario degli hippies. In Italia volevo fare qualcosa con quello stesso approccio visionario e giocoso, ma che fosse anche qualcosa da far circolare, da diffondere. Mentre realizzavo le tavole del Codex non ho mai pensato che dovessero finire in una galleria per essere vendute punto e basta. Dovevano essere un’opera da condividere. Così ho girato l’Italia a caccia di un editore per farne un libro. L’idea piacque a Franco Maria Ricci che lo editò nel 1981 (ristampato da Rizzoli nel 2006, ndr)”.

    Che rapporto c’è tra i blog e l’arte contemporanea?
    L’arte è bellezza, che è sempre una questione di relazioni, cioè di rapporto tra le parti. Un blog non è altro che la possibilità di una relazione. A me piace paragonare i blog a un campo di grilli che cantano, che cioè lanciano segnali d’accoppiamento, cercano loro simili con cui entrare in relazione.

    Anche il catalogo della mostra è molto simile a un blog.
    Io lo definisco un cataBLOGo perché è stato aperto ai contributi più diversi, da quelli di critici come Achille Bonito Oliva a quelli di personaggi sconosciuti al pubblico ma che avevano qualcosa da dire sulle mie opere.























    La Rete oggi sembra il contrario del mondo dell’arte: la prima è aperta e in fermento, il secondo è chiuso e governato da meccanismi non sempre comprensibili…

    Il problema dell’arte è che non è più umana. Non comunica con le persone. Fa a meno del pubblico. È ormai un discorso soltanto per addetti ai lavori.

    Eppure i musei di arte contemporanea nascono come funghi.
    È vero, ma questo serve a far vivere l’arte? A me sembra un’arte assistita. Si fa un museo-contenitore, lo si fa diventare prestigioso con qualche operazione di marketing, e poi qualsiasi cosa ci si metta dentro diventa arte contemporanea. Mambo, Macro, Gnam: anche i nomi sono ormai dei brand.

    Spettatori clienti e mercato in crescita?
    Ma siamo sicuri che il mercato dell’arte funzioni? Ci basta sapere che Sotheby’s ha battuto un’opera a molti milioni di dollari per dire che c’è un mercato diffuso? La verità è che il business non è trasparente, è affidato a poche persone che possono definire le tendenze, anche in chiave di propaganda politica, ma non esiste nessuna Authority, nessuno che verifichi che le aste non siano truccate.

    Quali meccanismi dovrebbero cambiare nell’arte?
    Mi piacerebbe che l’arte avesse le stesse logiche del cinema. Anche lì ci sono famiglie, cartelli e meccanismi di potere, ma almeno è il pubblico che stabilisce il successo di un’opera. E poi per il cinema non servono architetture avveniristiche per attirare le persone, basta un’insegna luminosa col titolo del film.

    Da che cosa dipende la disaffezione del pubblico nei confronti dell’arte contemporanea?
    Sarebbe bello chiederlo anche al pubblico stesso, si dovrebbe fare un sondaggio.

    Facciamolo: scelga lei due domande…
    Eccole.

    n

    n

    n

    Cosa pensi dell’arte contemporanea?

    domenica 9 dicembre 2007

    Dov'è finito Babbo Natale?

    Dai negozi di Second Life ai siti che vendono baci e carezze
    Con pochi euro e poco tempo risolto il problema dei doni natalizi

    Metti un tramonto sotto l'albero
    Sul web il boom del regalo virtuale



    di SARA FICOCELLI

    ROMA - Vi piacerebbe ricevere per Natale un paio di scarpe firmate, un mobile antico, un divano di pelle? La risposta è ovviamente si. Ma che ne direste se i regali in questione fossero solo virtuali? E' questa infatti l'ultima novità in fatto di strenne natalizie: il regalo si acquista su internet e si regala a un destinatario, anche lui possibilmente ologrammatico. Ma per chi non possedesse un avatar, niente paura: la rete pullula di siti che permettono di comprare e regalare utilizzando la posta elettronica.

    La moda vera e propria, in particolare, quest'anno impazza tra gli avatar, vale a dire coloro che abitano uno dei tanti mondi virtuali che affollano la Rete - da Second Life, il più famoso, ad Habbo, Maple Story, XBox , Utherverse, Active Worlds e Stardoll. Se si possiede un alter ego virtuale il gioco è semplice: basta cercare nel proprio universo parallelo il "virtual gift shop" più vicino, sborsare un po' di Linden Dollars - questa la moneta "coniata" per Second Life - e regalare il presente all'avatar. Che accoglierà il pensiero con entusiasmo, felice di indossare un cappotto - virtuale - di Dolce e Gabbana o di fare un giro - altrettanto virtuale - su una fiammante Ferrari.

    Vestitini, accessori, trucchi e oggetti di arredamento per la "casa virtuale" costano in media due euro ed è anche possibile "cambiare pelle", ovvero donare all'avatar una carnagione decorata e originale: tutto per la modica cifra di una ventina di euro. Jeff Roberts, newyorkese "residente" in Second Life e direttore, sempre nel mondo degli avatar, della stazione radio Virtual World Network, ormai regala solo pensierini virtuali. "Un paio di click e il gioco è fatto - dice - senza bisogno di preoccuparsi della confezione o delle spese di spedizione. Posso fare regali a chiunque, anche agli amici che abitano dall'altra parte dell'Oceano".

    Il fenomeno si sta espandendo a macchia d'olio e negli Usa si tratta quasi di una mania. Ken Kelly, imprenditrice di Boston, non si vergogna ad ammettere di aver risolto il problema dello shopping natalizio facendo ricorso a internet, spendendo in tutto una settantina di euro. Questo nuovo modo di fare acquisti sta sostituendo le cartoline di auguri elettroniche, fino a qualche anno fa unica forza di regalo virtuale presente sul mercato.

    Nelle sole prime due settimane di Novembre, secondo i dati raccolti dalla compagnia creatrice di Second Life, sarebbero stati venduti circa tre milioni di oggetti digitali, ma non è possibile stabilire quali e quanti tra questi siano stati acquistati come regalo tra avatar.

    Ma la moda non riguarda solo il mondo degli alter ego virtuali, anche se è fra questi che il fenomeno impazza. Accompagnati dall'emblematico slogan "E' il pensiero che conta", siti come virtualgifts4u.com , netflix.com o virtualpresents mettono in vendita foto di attori o cantanti, cene, quadri, vacanze, persino tramonti. Netflix permette all'utente di registrarsi e, pagando una quota di nove 9 euro al mese o 108 l'anno, inviare tutti i "regali" che si desidera. Greencine.com consente di acquistare e inviare film, scegliendoli in base al genere e alle caratteristiche del destinatario. Sul sito italiano regalate.com è stilata una classifica dei pensieri più gettonati e al primo posto troviamo un bacio; tra i più strani, un fuoco d'artificio, un orso, una donna. Anche lei rigorosamente intangibile.

    L'antropologo Robbie Blinkoff spiega il successo di questa operazione commerciale in modo apparentemente semplice. "Le persone così facendo risparmiano tempo. Donare qualcosa agli altri è un gesto impegnativo e non sempre la gente ha tempo da dedicare a questo genere di cose. Si vive di fretta, regalare un tramonto è un'idea originale e per farlo basta mettersi per dieci minuti davanti al pc". Un tramonto alla fidanzata, un bacio alla mamma, un paio di scarpe all'avatar vanitoso della nostra amica del cuore. Che, se non altro, non correrà il rischio di calzare il numero sbagliato.

    (8 dicembre 2007)

    sabato 8 dicembre 2007

    Morir d'amore si può ma non si deve

    Su "Lancet" una ricerca dell'università olandese sul mal d'amore. Depressione e stile di vita insano portano corpo e mente alla deriva


    Il cuore spezzato può uccidere e ora la scienza spiega perché

    ROMA - Lucio Battisti, con le parole di Mogol, cantava che non si muore per amore. Eppure, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista The Lancet e curata dai ricercatori dell'università di Utrecht, in Olanda, sembra che il cuore spezzato aumenti il rischio di morire di ben cinque volte. A fornire la prova scientifica di ciò che i poeti di tutto il mondo sostengono da sempre, è un studio condotto dall'equipe della dottoressa Margaret Stroebe, dedicato proprio ai pericoli del mal d'amore.



    A giocare il ruolo più subdolo sarebbe lo stress psicologico provocato dal distacco, unito all'adozione di stili di vita insani per distogliere la mente dalla sofferenza. Non c'è bisogno di un medico per riconoscere nel ricorso all'alcol, al fumo e alla droga i sintomi di una sofferenza difficile da placare. Stordirsi è generalmente il rifugio più immediato, seducente e molto pericoloso per la salute.


    Aver paura d'innamorarsi troppo

    I problemi maggiori li incontra chi rimane vedovo: secondo gli esperti olandesi, gli uomini che perdono la moglie corrono un rischio di morte più alto del 21 per cento, mentre le donne del 17. Il periodo più delicato è quello immediatamente successivo alla tragedia, quando la mente è frastornata e il corpo debilitato, tanto da trascurare le più elementari regole di sopravvivenza. Malnutrizione, ricorso all'alcol e comportamenti al limite dell'autolesionismo - come la tendenza a guidare in modo spericolato - sono l'anticamera di rischi ben più gravi. Con il passare del tempo i rischi si fanno più sopportabili ma solo a distanza di anni si può parlare di scampato pericolo.

    Al di là dei problemi legati allo stile di vita e all'alimentazione, comunque, resta la variabile nera del suicidio. Per ragioni ancora tutte da sondare, i vedovi sono molto più esposti a pensieri di questo tipo rispetto alle donne, che generalmente hanno meno difficoltà a rifarsi una vita.


    Innamorarsi è una droga e amare una pazzia?

    Ma se è possibile ripartire da zero dopo la morte o la perdita della persona amata, questo non è pensabile a seguito della perdita di un figlio. Uno studio danese del 2003 dimostra infatti come i genitori di piccoli deceduti siano i soggetti più a rischio. Più piccolo è il bambino e più frequente e logorante è il desiderio di darsi la morte, specie durante i primi trenta giorni di lutto.

    (7 dicembre 2007)

    giovedì 6 dicembre 2007

    Credo basti!

    La diocesi di Los Angeles paga la cifra record. Gli abusi compiuti dai suoi sacerdoti su una ragazza di 16 anni
    E il cardinale Mahony rivela: un anno fa aggredito da un uomo inferocito per lo scandalo pedofilia nella Chiesa

    Usa, violentata da sette preti risarcita con 500mila dollari


    Roger Mahony

    LOS ANGELES - Violentata per anni da sette preti, ha vinto un risarcimento record. Rita Milla, che oggi ha 46 anni, ha subito violenze sessuali a partire dall'età di 16 anni; ma oggi l'arcidiocesi di Los Angeles, retta dal cardinale Roger Mahony, ha dovuto tirare fuori dalle proprie casse mezzo milione di dollari. E lo stesso cardinale ha fatto le spese in prima persona della rabbia della gente sconvolta per gli scandali sessuali in cui è rimasta coinvolta la Chiesa californiana: lo scorso anno Mahony è stato vittima di un'aggressione violenta da parte di un uomo per strada, secondo quanto hanno raccontato alcuni sacerdoti con cui il cardinale si confidò.

    Il caso di Rita Milla, riferito dalla rete tv Cbs e finito su tutte le prime pagine dei giornali americani, è particolarmente crudo: la donna ha una figlia da uno di questi sacerdoti, mentre un altro aveva cercato di farla abortire dandole il denaro per recarsi nelle Filippine dove mettere in atto l'interruzione della gravidanza.

    Per la diocesi di Los Angeles è solo l'ultimo capitolo di una lunga serie di abusi sessuali: di recente la Chiesa della metropoli californiana ha pagato ingenti risarcimenti per centinaia di casi di violenze e molestie sessuali di cui si sono resi colpevoli negli anni sacerdoti del proprio clero. L'aggressione del cardinale Mahony si colloca in questo contesto: è avvenuta lo scorso anno, proprio dopo un patteggiamento di 660 milioni di dollari per gli abusi sessuali compiuti su oltre 500 minori della comunità. E' stato il maggiore ad essere mai stato pagato negli Stati Uniti per un caso di questo tipo. L'aggressione di Mahony, finora rimasta segreta, è stata riferita da alcuni preti che erano presenti all'incontro in cui lui la raccontò. Nessun commento ufficiale arriva oggi da parte del cardinale, che, secondo i racconti, ci mise un mese per rimettersi dall'assalto.

    E' stata l'avvocato di Rita Milla, Gloria Allred, a rivelare alcuni particolari della vicenda giudiziaria. La donna aveva 16 anni quando il prete Santiago Tamayo cominciò a molestarla sessualmente e poi iniziò ad avere una relazione con lei. Quindi Tamayo le presentò altri sei sacerdoti che abusarano sessualmente di lei, e uno di essi la mise incinta.

    Poco prima di morire, nel 1999, don Tamayo si scusò con la donna e fornì le prove che incastrarono gli altri preti colpevoli di aver compiuto violenze sessuali su Rita Milla. Ancora nel 2003 un tribunale dello Stato della California stabilì che il padre della figlia della donna era proprio un sacerdote, Valentie Tugade.

    Sullo scandalo l'arcidiocesi di Los Angeles non ha voluto commentare, ma il cardinale Mahony ha rilasciato una dichiarazione con la quale ha voluto riconfermare l'impegno della Chiesa degli Stati Uniti nella protezione dei bambini e nella prevenzione degli abusi sessuali.

    E' solo dei giorni scorsi un altro caso di abusi sessuali aveva colpito la Chiesa americana. La diocesi di Davenport, nello Stato dell'Iowa, aveva accettato un accordo legale in base al quale dovrà sborsare 37 milioni di dollari a 156 vittime di abusi sessuali commessi dai suoi sacerdoti fra il 1930 e il 2003.

    (5 dicembre 2007)

    Un invito: Che dice il Vaticano? Provate a cercare...

    Altri casi: documentario BBC

    martedì 4 dicembre 2007

    Anche in Italia...

    A Copparo (Ferrara), tre studenti della media Govoni, hanno devastato l'istituto per completare la bravata si sono ripresi mentre appiccavano il fuoco nelle classi

    Mentre incendiano la scuola si riprendono con i telefonini

    Due ragazzi di 16 anni e uno di 14 sono stati denunciati alla procura dei minori di Bologna
    Il ministro Fioroni: "Recuperare il rispetto per gli altri e la capacità di indignarci"




    COPPARO (FERRARA) - Tre aule incendiate, le stanze dei professori e dei bidelli danneggiate, registri di classe bruciati: è il bilancio, ancora provvisorio, di un raid di tre minorenni, studenti della scuola media inferiore Corrado Govoni di via Vittorio Veneto a Copparo, in pieno centro. Per completare la bravata i ragazzi hanno documentato il tutto riprendendo la devastazione con i loro telefonini. I carabinieri, allertati dalle fiamme che uscivano dalle finestre, li hanno trovati nascosti nei bagni, all'interno della scuola. I tre minorenni, due di 16 e uno di 14 anni, sono stati denunciati alla procura dei minori di Bologna, che dovrà valutare gli eventuali provvedimenti restrittivi.

    Secondo la prima ricostruzione, i ragazzi, uno dei quali ripetutamente bocciato, sono entrati da una porta finestra dalle scale antincendio poste sul retro. Poi sono andati al piano terra dove ci sono le aule insegnanti e bidelli, e qui hanno bruciato i registri di classe. Quindi hanno preso le chiavi di tre precise classi, la 2A, la 3A (quella del più 'vecchio') e la 3D. Poi con un accendino hanno iniziato a dar fuoco a tutto: banchi, scrivanie, materiale didattico. Quindi hanno chiuso a chiave e se ne sono andati nelle altre due classi per continuare il raid. Si sono nascosti per l'arrivo di vigili e carabinieri.

    L'allarme è scattato perché sono state notate le fiamme uscire dalla scuola. I militari entrando hanno sentito voci ai piani superiori dove hanno trovato i vandali nascosti in bagno. Tutti e tre sono stati denunciati per danneggiamento aggravato alla procura dei minori di Bologna: sono incensurati e i loro genitori sono subito stati invitati in caserma. Sono caduti dalle nuvole e avrebbero difeso i loro ragazzi dicendo che non potevano essere stati loro a fare ciò di cui erano accusati. I carabinieri hanno mostrato loro le immagini dei telefonini, più che eloquenti, con le facce dei loro figli nascoste con sciarpe e cappellini, prima di essere scoperti a ridere e scherzare nei bagni.

    Occorre "recuperare il rispetto per gli altri e la capacità di indignarci di fronte a certi episodi", ha detto il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, parlando di bullismo agli studenti della Provincia di Vercelli nell'ambito del convegno Famiglia e scuola insieme per educare. "Anche a scuola - ha affermato Fioroni - bisogna essere cittadini attivi e vigili che non girano la testa dall'altra parte. La scuola - ha aggiunto - deve reagire ed essere esempio di valori".

    Fioroni ha ricordato le molestie subite da un ragazzo disabile dell'Istituto Steiner di Torino, diventato sul malgrado protagonista di un filmato che gli autori della bravata scaricarono su internet. "Quella - ha ricordato - è stata la mia prima esperienza con il bullismo. E proprio in quell'occasione mi impressionò che quelle violenze si verificassero da tre anni alla presenza di venti studenti e dodici insegnanti. E mi ha indignato - ha continuato - anche il fatto che a cambiare scuola sia stato il ragazzo down e non gli studenti che lo avevano molestato. Prima - ha concluso - dobbiamo sanzionare chi commette certi fatti, poi pensare a recuperarli".

    (3 dicembre 2007)

    Ancora Bentivoglio

    Toni e Peppe Servillo, Lina Sastri, Valeria Golino nel primo lungometraggio dell'attore-regista ispirato ai racconti di Fausto Mesolella, chitarrista della Piccola Orchestra

    "Lascia perdere, Johnny!", la musica è il lato ingenuo degli anni Settanta

    Fabrizio Bentivoglio ripercorre le origini degli Avion Travel attraverso le vicende di un giovane musicista casertano
    di RITA CELI


    Fabrizio Bentivoglio

    LA CALOROSA accoglienza ricevuta al Torino Film Festival ha dato ragione a Fabrizio Bentivoglio, che ha scelto proprio la platea della rassegna sotto la Mole per presentare il suo Lascia perdere, Johnny!, uno dei cinque film della sezione Panorama italiano. "Sin dall'inizio ho pensato a Torino per presentarlo: non volevamo né lo smoking né il tappeto rosso, ma qualcosa che si avvicinasse al clima familiare del film" ha detto l'attore e autore al suo primo lungometraggio, che arriva diversi anni dopo il suo esordio dietro la macchina da presa nel '99. "Ho dei tempi antidiluviani: per girare i 30 minuti del precedente Tipota ci avevo messo tre anni, qui per un'ora e mezza di film ne ho impiegati nove".

    Un film molto ragionato quindi, che però vola leggero senza alcun segno della fatica e dei ripensamenti dell'opera prima, che racconta con semplice sincerità la famiglia, la musica e il lato ingenuo degli anni Settanta attraverso l'educazione emotiva e artistica di un aspirante musicista. Un risultato raggiunto grazie alla complicità degli interpreti, dei fratelli Toni e Peppe Servillo nonché della Piccola Orchestra Avion Travel, molto più che protagonista. Lascia perdere, Johnny!, prodotto da Fandango e distribuito da Medusa, nelle sale da venerdì 30 novembre, è infatti ispirato ai racconti "fatti a tavola" da Fausto Mesolella, da oltre vent'anni chitarra degli Avion Travel, nonché autore delle musiche del film.

    "E' una storia di musica, e l'amore per la musica è una parte essenziale della mia vita" ha spiegato Bentivoglio che si definisce adottato dagli Avion Travel, con cui ha suonato, condiviso il palco per l'operina La guerra vista dalla luna, e inciso due dischi. Con la Piccola Orchestra è nata la sua prima esperienza di regista, Tipota. Quel cortometraggio ha segnato anche l'esordio come attore per il cantante Peppe Servillo, che ha poi lavorato ancora con Wilma Labate (Domenica, 2000) e Mimmo Calopresti (La felicità non costa niente, 2003) e che nel film di Bentivoglio si trasforma in un timido crooner, Gerardo Comini in arte Jerry Como.

    Il vero protagonista è quindi Faustino (interpretato dall'esordiente Antimo Merolillo), un giovane casertano che a metà degli anni Settanta, "figlio unico di madre vedova", cerca di evitare la leva e sogna di diventare musicista. La sua vocazione lo porta a seguire le orme di insoliti e curiosi maestri: suona la chitarra per l'orchestra di Domenico Falasco (Toni Servillo), trombettista e bidello, la cui tournée finisce però a Roccamonfina. L'impresario truffaldino Raffaele Niro (Ernesto Mahieux) lo mette allora a lavorare come assistente tuttofare di Augusto Riverberi (Bentivoglio), meglio noto come ex amante della Vanoni, in trasferta estiva a Caserta.

    "Il nome del personaggio viene da Giampiero Riverberi, arrangiatore storico di Fabrizio De André, e dalla fiamma di Mina, Augusto Martelli" spiega Bentivoglio, "ma con il placet di Ornella Vanoni nel film viene presentato quale suo ex-amante". Tra matrimoni e serate in fatiscenti locali, il maestro si ambienta e mette su la "Piccola orchestra di Augusto Riverberi", con lui al piano, la voce di Jerry Como, cantante confidenziale, e Faustino alla chitarra. Si forma allora una affettuosa compagnia che comprende anche Lina Sastri, nei panni della madre del ragazzo, e Valeria Golino in quelli di una parrucchiera. Un'avventura indimenticabile per il giovane musicista, che arriverà a lasciare la sua città per andare a Milano a raggiungere il maestro.

    "Il film può suddividersi in tre capitoli - spiega l'autore - Falasco e l'orchestra a Caserta, che echeggia gli anni 50; Riverberi e i nastri preregistrati degli anni 60; il viaggio di Faustino per Milano, che richiama i 70 con echi dei terribili 80, con un finale che vuole esprimere la nostra difficoltà a diventare padri".

    LA SCHEDA DEL FILM - LA VIDEORECENSIONE di P. D'AGOSTINI
    LA VIDEOINTERVISTA A BENTIVOGLIO di ARIANNA FINOS

    (29 novembre 2007)

    domenica 2 dicembre 2007

    Lo vuoi un caffè?

    Storia, cultura, piacere.

    Portare alle labbra una tazza di caffè fumante è un gesto comune in buona parte del mondo, ma pochi si saranno posti domande sull'origine della bevanda, la sua storia, il suo significato sociale. Sulle sue origini vi sono molte leggende.



    Tutti conoscono quella proveniente dal Monastero Chehodet nello Yemen, secondo la quale uno dei monaci, avendo saputo da un pastore di nome Kaldi che le sue capre ed i suoi cammelli si mantenevano "vivaci" anche di notte se mangiavano certe bacche, preparò con queste una bevanda nell' intento di restare sveglio per poter pregare piu' a lungo. Oggi lo si trova in qualsiasi momento della vita.





    Nel sistema di classificazione del regno vegetale creato dal botanico svedese Carlo Linneo, il caffè venne catalogato nella famiglia delle rubiacee, che raggruppa ben 4500 varietà tra cui 60 specie appartenenti al genere coffea.

    Delle circa 60 specie di piante di caffè esistenti, solo 25 sono le più commerciali per i frutti, ma di queste solo le prime quattro hanno un posto di rilievo nel commercio dei chicchi di caffè la Coffea Arabica, la Coffea Robusta, la Coffea Liberica e la Coffea Excelsa.