sabato 28 febbraio 2009

Raccolta senza pizzo



Contadini per un giorno. Contro il racket
Si ripete anche quest’anno la raccolta delle Arance Pizzo-Free a Palagonia per dare sostegno al signor Carmelo Pappalardo, vittima di usura, estorsione e intimidazioni. Appuntamento sabato 28.


giovedì 26 febbraio 2009

Maggio Fiorentino a rischio dal teatro reazioni a Baricco

Tagli al cartellone della 72esima edizione, a rischio gli stipendi
L'Agis: "Lo Stato investe poco più di 4 euro a spettatore per la prosa"

di ILARIA CIUTI

FIRENZE - Tempesta sul 72° Maggio musicale che inizierà il 29 aprile. La Fondazione Teatro del Maggio dopo i tagli del governo al Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, non ha più una lira in cassa. Così taglia dal cartellone del festival opere come il Bully Budd di Britten, o il Macbeth che avrebbe riportato Verdi nel luogo della prima esecuzione, al teatro della Pergola.

Vengono in aiuto Abbado e Muti con le loro orchestre giovanili e Mehta, che del Teatro del Maggio è il direttore principale, con i concerti per piano e orchestra di Beethoven. Il sovrintendente Francesco Giambrone annuncia che coi tagli sono a rischio gli stipendi ai circa 400 dipendenti, già sul piede di guerra, fermati per ora solo dall'intervento dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze. C'è poi il previsto buco di 4 milioni e mezzo di euro per il 2009: per evitare un secondo commissariamento in tre anni, il Comune "offrirà" al Maggio due stabili di sua proprietà, tra cui l'ottocentesco teatro Goldoni.

La crisi dei teatri era stata preannunciata giorni fa da un allarme dell'Agis, l'associazione dei settori dello Spettacolo, a Berlusconi ("senza finanziamenti i teatri chiudono") e ripetuta oggi in una replica all'articolo di Alessandro Baricco pubblicato da Repubblica che continua a suscitare reazioni, sdegnate o entusiaste.

"Quanto costerebbe aprire un teatro nelle scuole? Tutto questo argomentare gira intorno a 398 milioni di euro", scrive il presidente dell'Agis Alberto Francesconi a proposito del finanziamento statale allo spettacolo, "invece di impegnarsi in una vera riforma che gli operatori sollecitano da tempo". Rincara la dose Roberto Toni, presidente delle imprese di produzione teatrale dell'Agis: "lo Stato investe poco più di 4 euro a spettatore nel teatro di prosa" che alimentano però un indotto enorme, dice. Tra le tantissime reazioni, si segnala quella di Marco Caviccioli di Fanny & Alexander, la nuova generazione teatrale: "Non siamo mangiapane a tradimento, come viene fuori dall'articolo: siamo imprese, fragili che producono però un capitale enorme, umano, come è aprire un teatro a Scampia o tenere aperto uno spazio culturale nella periferia di una città".

(26 febbraio 2009)

mercoledì 18 febbraio 2009

Lo scrittore e il campione Roberto Saviano e Lionel Messi

L'autore di Gomorra ha incontrato in Spagna il calciatore fuoriclasse del Barcellona

Un reportage-racconto che ripercorre la storia di un grande successo nato dal dolore

di ROBERTO SAVIANO

BARCELLONA - Lo incontro negli spogliatoi del Camp Nou di Barcellona, uno stadio enorme, il terzo più grande del mondo. Dagli spalti invece Messi è una macchiolina, incontrollabile e velocissima. Da vicino è un ragazzo mingherlino ma sodo, timidissimo, parla quasi sussurrando una cantilena argentina, il viso dolce e pulito senza un filo di barba. Lionel Messi è il più piccolo campione di calcio vivente. La Pulga, la pulce, è il suo soprannome. Ha la statura e il corpo di un bambino. Fu infatti da bambino, intorno ai dieci anni, che Lionel Messi smise di crescere. Le gambe degli altri si allungavano, le mani pure, la voce cambiava. E Leo restava piccolo. Qualcosa non andava e le analisi lo confermarono: l'ormone della crescita era inibito. Messi era affetto da una rara forma di nanismo. [...]

Anche se dovesse crescere qualche centimetro in più - questo è il ragionamento - nel calcio moderno ormai senza un fisico possente non si è più nulla. La pulce resterà schiacciata da una difesa massiccia, la pulce non potrà segnare gol di testa, la pulce non reggerà agli sforzi anaerobici richiesti ai centravanti di oggi. Ma Lionel Messi continua a giocare lo stesso nella sua squadra. Sa di doverlo fare come se avesse dieci piedi, correre più veloce di un puledro, essere imbattibile palla a terra, se vuole sperare di diventare un calciatore vero, un professionista.

Durante una partita, lo intravede un osservatore. Nella vita dei calciatori gli osservatori sono tutto. Ogni partita che guardano, ogni punizione che considerano eseguita in modo perfetto, ogni ragazzino che decidono di seguire, ogni padre con cui vanno a parlare, significa tracciare un destino. Disegnarlo nelle linee generali, aprirgli una porta: ma nel caso di Messi, ciò che gli viene offerto, rappresenta molto di più. Non gli viene data solo l'opportunità di diventare un calciatore, ma la possibilità di guarire, di avere davanti una vita normale. Prima di vederlo, gli osservatori che sentono parlare di lui sono comunque molto scettici. "Se è troppo piccolo, non ha speranza, anche se è forte", pensano. E invece: "Ci vollero cinque minuti per capire che era un predestinato. In un attimo fu evidente quanto quel ragazzo fosse speciale". Questo lo afferma Carles Rexach, direttore sportivo del Barcellona, dopo aver visto Leo in campo. È così evidente che Messi ha nei piedi un talento unico, qualcosa che va oltre il calcio stesso: a guardarlo giocare è come se si sentisse una musica, come se in un mosaico scollato ogni tassello tornasse apposto.

Rexach vuole fermarlo subito: "Chiunque fosse passato di lì, l'avrebbe comprato a peso d'oro". E così fanno un primo contratto su un fazzoletto di carta, un tovagliolo da bar aperto. Firmano lui e il padre della pulce. Quel fazzoletto è ciò che cambierà la vita a Lionel. Il Barcellona ci crede in quell'eterno bimbo. Decide di investire nella cura del maledetto ormone che si è inceppato. Ma per curarsi, Lionel deve trasferirsi in Spagna con tutta la famiglia, che insieme a lui lascia Rosario senza documenti, senza lavoro, fidandosi di un contratto stilato su un tovagliolo, sperando che dentro a quel corpo infantile possa esserci davvero il futuro di tutti. Dal 2000, per tre anni, la società garantisce a Messi l'assistenza medica necessaria. Crede che un ragazzino disposto a giocare a calcio per salvarsi da una vita d'inferno abbia dentro il carburante raro che ti fa arrivare ovunque.

© Roberto Saviano 2009. Published by Arrangement with Roberto Santachiara Agenzia Letteraria


venerdì 13 febbraio 2009

San Valentino al cinema

Ecco un classico.

Sconsigliamo vivamente la lettura di questo post ai cinici e ai duri di cuore. Per loro Febbraio segnerà solo l’uscita dal bosco di Jason e del suo machete in Venerdì 13. Per tutti gli altri invece….

L’AMORE IN SALA: FILM D’AMORE IN USCITA (O APPENA USCITI)

A febbraio scatta l’ora A, e le pellicole sono un tripudio di sguardi, baci e languori. Tempo due settimane e le sale vengono invase da storie che parlano d’amore. Per chi vuole festeggiare San Valentino al cinema o per chi è in cerca solo di un pretesto per nascondere nel buio della sala la sua ingombrante carica di tenerezza ecco tutti i film romantici in arrivo (o appena usciti) da guardare guancia a guancia con le mani ben intrecciate nel secchiello del pop corn.

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Mentre tutti gli Ex del pianeta terra si inseguono nella commedia all star di Fausto Brizzi - campione d’incassi del passato weekend - l’11 Febbraio segna l’uscita della pellicola più attesa dai romantici vintage: Questo piccolo grande amore. Sulle scia delle canzoni di Claudio Baglioni, si racconta la storia romantica fra due studenti degli anni 70. Nessuno si salverà dalla passione sui banchi di scuola, ricamando iniziali su quella sua maglietta fina. Il curioso caso dell’amore senza età. Non ci crederete ma anche il super favorito alla notte degli Oscar, ovvero Il curioso caso di Benjamin Button, parla d’amore. Quello fra una bellissima Cate Blanchett e un bizzarro Brad Pitt, che da anziano o da neonato ama sempre la stessa donna. Per i ragazzi con l’ipod sempre acceso e il cuore a ritmo indie il film da scegliere è il romantico Nick & Norah: Tutto accadde in una notte.

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Per chi cerca passioni proibite in qualche sala si trova ancora la polvere rossa (e la rossa Nicole Kidman) d’Australia, per chi vuole soffrire di bellissime seguendo le vicende di una bellissima coppia distrutte imperdibile è Revolutionary Road, con il ritorno sul set del duo Winslet-Di Caprio. Se cercate emozioni diverse o l’amore della vostra vita passate il tempo Aspettando il sole, che porta nelle sale il 20 Febbraio Claudio Santamaria, Raoul Bova e la Incontrada, o tuffatevi nella lettura A voce alta con The Reader, dove una scandalosa Kate Winslet seduce un adolescente nella Germania degli anni 30. Se per voi l’amore è sinonimo di matrimonio non perdete la divertente commedia all’ultimo velo da sposa Bride Wars - La mia miglior nemica, se invece il sentimento fa rima con gelosia, il 27 Febbraio è l’ora di Iago, rivisitazione pop dell’Otello di Shakespeare con Laura Chiatti e Nicolas Vaporidis. Non vi resta che comprare una scatola di cioccolatini a forma di cuore e sprofondare teneramente in una poltrona per due…

Siete patiti di classifiche? Allora non perdete questa sui film più romantici dall’ 83 a oggi!

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Con uno sguardo al futuro, dove il tenero Wall-e volteggia check to check (o meglio chip to chip) con la robottina Eve, e uno sguardo al passato, dove Casablanca la fa da padrone, eccovi alcune fra le indimenticabili pellicole dell’amore che fu, e tutti i film di cuori che vedremo nel futuro e che ci faranno sognare!

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Amore sotto l'ombrello: ecco i più bei baci sotto la pioggia!

La primavera è lontana, ma la dolcezza di un bacio può scaldare anche il più freddo degli inverni. Non perdete su Filmblog la gallery dei film coi più bei baci sotto l’ombrello (o la tempesta) di ogni tempo!

Ed ora un mio consiglio: godetevi il Maestro Tornatore ed innanzitutto, non lasciate i baci per domani!

mercoledì 11 febbraio 2009

A Roma cento scatti mozzafiato per scoprire la "Madre Terra"

Fino al 29 marzo la rassegna organizzata da National Geographic Italia. Le immagini, quasi tutte inedite, realizzate negli anni da 58 reporter. Un inno alla bellezza del pianeta e un monito a difenderlo come un bene supremo
di ROBERTO CALABRO'Una mostra gratuita per ammirare le bellezze della Madre Terra. Cento scatti mozzafiato firmati dai migliori fotografi del mondo uniti dall'amore per il pianeta e votati a un'unica missione: la sua salvaguardia. Dal 7 febbraio al 29 marzo il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospiterà "Madre Terra", una rassegna fotografica organizzata da National Geographic Italia, la testata che da oltre dieci anni ci permette di scoprire gli angoli più affascinanti della Terra, di viaggiare attraverso descrizioni accurate e splendide immagini scattate nei luoghi più remoti di ogni continente.

Si tratta di 101 fotografie, quasi tutte inedite, realizzate nel corso degli anni da 58 reporter di National Geographic. Da Frans Lanting ad Alberto Novelli, da Jodi Cobb a Sandro Santioli, da Steve McCurry a Melissa Farlow, solo per citarne alcuni. Una mostra che è al contempo un inno alla bellezza, spesso selvaggia, del pianeta in cui viviamo e un monito a difenderlo come un bene supremo. Attraverso la sensibilità e la forza degli scatti di questi grandi fotografi ci si mette di fronte, senza mediazione alcuna, ai disastri causati dall'uomo, ci si catapulta nei luoghi in cui sono più evidenti le gravi conseguenze dei cambiamenti climatici in atto.

Il percorso fotografico di "Madre Terra" si sviluppa come l'avventura di un globetrotter che parte dall'immensa Africa per giungere poi nelle Americhe, tornare in Europa e da qui partire di nuovo alla volta della lontana Asia e dell'affascinante e selvaggia Oceania. Per poi inoltrarsi ancora nelle sterminate coltri di giacchio dei due Poli. Un viaggio tra zone polari e foreste, praterie e deserti, montagne e oceani, villaggi arcaici e ambienti disabitati.

"I 58 autori che espongono in questa mostra usano la macchina fotografica come mezzo e come messaggio. Vogliono che il loro lavoro sia anche testimone dei tempi che viviamo", dice il curatore di "Madre Terra" e direttore di National Geographic Italia, Guglielmo Pepe. La fotografia come passione e come missione, perché - è sempre Pepe a parlare - questi fotografi giramondo "trasmettono - con i loro reportage - una grande passione verso la natura più fragile, verso gli animali più a rischio, verso le genti più deboli. Nelle immagini esplodono contraddizioni, conflitti, drammi, ma anche speranza, serenità, gioia di vivere"

L'obiettivo di "Madre Terra" è proprio questo: affascinare attraverso le immagini, svelare le meraviglie nascoste del pianeta, colpire al cuore con foto scattate in scenari straordinari. Ma anche testimoniare le condizioni di vita di specie animali a rischio di estinzione, di habitat minacciati dallo sviluppo e dallo sfruttamento del territorio, di popoli e gruppi umani che vivono in condizioni ai limiti della sopravvivenza. Un modo per farci acquisire la consapevolezza che le bellezze, le biodiversità, la ricchezza dei territori e dei mari non sono immutabili, ma che anzi sono messe a repentaglio dalla mano dell'uomo, dalla sua bramosia, da scelte spesso scellerate.

E' un viaggio che abbraccia i cinque continenti, quello di "Madre Terra": si può ammirare il ghiacciaio Perito Moreno in Patagonia o la vetta del Monte Bianco, rimanere estasiati di fronte all'imponenza di una balena franca nell'Atlantico o divertiti di fronte allo spettacolo dei pinguini che nuotano nel mare gelido sotto una coltre di ghiaccio, scoprire rettili rarissimi come il tuatara in Nuova Zelanda, trovarsi di fronte a una danzatrice della Papua Nuova Guinea con il corpo interamente ricoperto di cenere, ma anche rimanere commossi di fronte alla devastazione di Herat, in Afghanistan, con le case distrutte dalle bombe.

Esistono molti modi per proteggere il Pianeta. A volte bastano dei piccoli gesti quotidiani, come uno scatto fotografico che illustra un mondo, apre le porte della conoscenza, aiuta a riflettere. Il messaggio dei fotografi di National Geographic è proprio questo.


Madre Terra

dal 7 febbraio al 29 marzo 2009
Palazzo delle Esposizioni, Spazio fontana
via Milano 13 - Roma
Ingresso libero - Info line 06.70473525.

venerdì 6 febbraio 2009

Saviano a Barcellona: La camorra è fra voi, in Spagna

Soprattutto Catalogna e Sud sono usati come basi d'appoggio

La mafia e la camorra non riguardano soltanto l'Italia e Napoli, ma "tutta l'Europa e soprattutto la Spagna". Lo disse giovedì a Barcellona il giornalista e scrittore Roberto Saviano, invitato a partecipare al festival del romanzo noir "Barcelona Negra".


saviano

Saviano nell’incontro di Barcellona (Foto Eleonora Aquilini)

Sono arrivati prima i flash. Poi Roberto Saviano è entrato tra gli arazzi della maestosa sala quattrocentesca del Consell de Cent, il municipio di Barcellona. Accolto da un lungo applauso e accompagnato dal sindaco della città Jordi Hereu. Poco dietro di lui e intorno all’edificio, uomini alti con auricolari. A ricordare che Saviano non è, suo malgrado, un autore “normale”. Il successo di Gomorra, da mesi in cima alle classifiche dei libri più venduti in Spagna, lo precede. Così come la fama di “scrittore minacciato”, cosa che tutti i quotidiani locali hanno rimarcato nel presentare questo suo incontro con il pubblico e i giornalisti, inserito tra gli appuntamenti di “BCnegra - settimana del romanzo noir a Barcellona”. “I valori che esprime Roberto sono quelli di questa città, che lo riceve a braccia aperte” lo accoglie con queste parole il sindaco.
La sala è strapiena e molte persone sono rimaste fuori: la coda attraversa l’intera Plaza Sant Miquel. Moltissimi italiani presenti, in maggioranza giovani (sono in 16mila a vivere qui, uno dei gruppi di stranieri più numerosi). In molti hanno portato “Gomorra” da far firmare, cosa che la security non permetterà. “Mi ha cambiato la vita, non lo rinnego, ma mentirei se dicessi che amo il mio libro, ho quasi un rigetto fisico quando lo vedo, mi ha tolto quello che avevo” dice, rispondendo a una domanda del giornalista Carles Quilez e del commissario dei Mossos d'Esquadra
Miquel Capell, “nell’economia del quotidiano” spiega Saviano, “non vedo i premi e la gente, ma una casa che cambia ogni giorno e un’auto blindata”.


 Roberto Saviano e la sua scorta

Il commissario (e scrittore di racconti) gli chiede degli uomini dei clan che vivono in Catalogna. Molti sono i boss arrestati nel corso dell’ultimo anno dal lavoro congiunto delle polizie italiana e spagnola. “La Spagna è un territorio chiave per i boss” risponde lo scrittore italiano “qui a Barcellona vive il latitante Raffaele Amato, lo sanno tutti, l’ultima volta che sono venuto qui mi hanno detto ‘non andare in quel locale sulla Rambla perché ci sta Amato’, è paradossale”. “Il problema” secondo Saviano, “è che la regola dei gruppi criminali è non fare sangue dove si fanno affari. E qui fanno affari, sono visti come imprenditori, dal cemento alla ristorazione. Ma coi soldi della cocaina, di cui la Spagna è il punto di arrivo in Europa”. Il commissario, forse punto nell’orgoglio, risponde “i nostri paesi sono stati di diritto, spesso è difficile attuare con decisione e rispettare le tutele democratiche: noi abbiamo arrestato Amato ma senza un ordine di cattura internazionale non potevamo trattenerlo. Gli stati democratici hanno gli strumenti adatti?” “Invece che sulla repressione militare bisognerebbe puntare sui reati finanziari” risponde lo scrittore napoletano, “in Inghilterra non esiste neppure il reato di associazione mafiosa”. E le mafie sul terreno globale, secondo Saviano, sono più veloci e strutturate delle polizie: “L’Europa dovrebbe rendersi conto che la mafia non è un problema solo del sud Italia, ma che sono coinvolte decine di paesi”.


“Non hai dato una cattiva immagine di Napoli?” gli chiede un ragazzo, molto emozionato, dal pubblico “io lavoro qui e ogni volta mi chiamano munnezza, camorra”. Il conterraneo Saviano si aspettava la domanda e risponde con una battuta, “L’ha detto anche il capitano, Cannavaro, ma qui mi han detto ‘cosa vuoi che dica, è del Real Madrid”, ma poi approfondisce “no, non mi sento responsabile: i responsabili sono quelli che sparano e riempiono la terra di rifiuti, il silenzio è il contrario della speranza, la speranza viene dalla conoscenza”. “Non hai paura di essere etichettato come uno scrittore di mafia?” gli domanda un giornalista. Per lo scrittore partenopeo è l’occasione di parlare del libro in uscita in Spagna, "Il contrario della morte",


Il nuovo Saviano

che raccoglie racconti già pubblicati in Italia nel 2007: “io non voglio scrivere solo di mafia, voglio usare il metodo del cronista e il linguaggio dello scrittore per scivere della mia terra, perché ce l’ho suturata nell’anima”, dice, “raccontare dei ragazzi che non hanno scelta e devono emigrare”. Il tema scatena un grande applauso in sala “E’ un tema di cui non si parla” dice Saviano, non ancora trentenne, “negli ultimi dieci anni due milioni di giovani sono scappati dall’Italia: si va via per far nascere con la fecondazione assistita, si va via per morire con dignità e ora si va via anche per vivere felici, per poter realizzare le proprie aspirazioni”. C’è anche il tempo di parlare del film di Matteo Garrone tratto dal suo libro e della sua esclusione dagli Oscar: “Martin Scorsese mi ha detto che non capiscono niente e che il film piacerà” racconta Saviano, “ma io li capisco: è un film ‘di qualità’, difficile, di due ore, in dialetto napoletano, mi sembra già straordinario che abbia ottenuto tutto questo successo. E poi smonta totalmente l’immagine glamour dei boss come self-made-man di successo che proprio il cinema americano ha creato”. Poi Saviano si alza e se ne va dalla porta sul retro, accompagnato dalla scorta, mentre in sala qualcuno grida “Roberto sei tutti noi!”


Dichiarazioni di Saviano a Barcellona.

Sulla sua condizione di 'superprotetto' dalle forze dell'ordine, lo scrittore napoletano ha detto che l'attenzione costante su di sé "è l'unica garanzia che ho", e si è detto addolorato per il "disprezzo" che molti italiani al di là dei mafiosi nutrono per la sua denuncia, per il fatto che molti lo considerano "molesto" per aver "sputato sulla propria terra". Saviano presenterà a Barcellona anche il suo nuovo libro "Il contrario della morte", che narra la storia della giovane vedova di un soldato morto in missione di pace in Afghanistan, e riceverà il premio Manuel Vazquez Montalban.

mercoledì 4 febbraio 2009

Gli operai di Rovigo: "Via gli stranieri se gli inglesi cacciano gli italiani"

Sulle piattaforme al largo delle coste venete dove lavorano cento tecnici britannici. "Le barricate nel mio Paese? Sono ridicole"

PORTO VIRO (Rovigo) - "It's a pity. È un peccato, a me piace lavorare con gli italiani, amo l'Italia. Spero che questa storia della raffineria di Grimsby sia solo un incidente". Brian è appena arrivato dalla piattaforma al largo dell'Adriatico dove cento britannici, con altri duecento colleghi italiani e del resto del mondo, costruiscono gomito a gomito un rigassificatore che darà il metano al 10% del nostro Paese. Non ha voglia di parlare, mentre esce dalla base a terra di Porto Viro, protetta come una caserma, dove lavorano altri cento impiegati, quasi tutti della Exxon Mobil, britannici, americani, norvegesi, italiani.

Sembra impaurito dall'idea che una guerra tra poveri possa d'improvviso mettere a rischio questo laboratorio di convivenza e di cooperazione internazionale in mezzo al mare, che non ha mai visto polemiche tra locali e britannici. Qui a Natale gli inglesi cucinano il tacchino per i colleghi del Polesine. Al largo giocano a ping pong, condividono gli stessi pasti, le stesse partite di calcio su Sky.

Identiche le loro cabine sulla piattaforma larga come due campi di calcio e alta cinquanta metri, per due terzi sott'acqua, a 15 miglia dalla costa, o sulla nave alloggio dove riposano dopo 12 ore di lavoro. Ma la notizia di quello sciopero di operai britannici contro gli "italians" arriva come un presagio. Il fantasma di una brutta storia che potrebbe materializzarsi anche qui. Perciò in tanti escono a testa bassa, senza una parola, dribblando le domande.

"Non ho letto i giornali, non so nulla", dice un altro britannico che fila via a testa bassa. "I'm not qualified, non ho titoli per parlare", mormora un terzo che si dilegua nella nebbia che avvolge la base. Sembrano intuire che tra i locali il clima sta cambiando. "In Italia gh'è un casìn - protesta a duecento metri Melchiorre Vidali, muratore, che lavora al cantiene navale - a me l'inglese e il francese non mi danno fastidio, ma se ci rifiutano, dobbiamo farlo anche noi". Anche Luigi Tessarin, titolare dell'hotel di Taglio di Po che ospita una mezza dozzina di tecnici del Regno Unito è preoccupato.

"Gli inglesi vogliono prendersi il loro pane - mormora - ma se fanno così li mandiamo a casa anche noi". Un avvertimento che ha il sapore della legittima difesa. Non ci sono manifestazioni, né proteste in queste terra invasa dall'acqua dove solo la statale Romea riesce a cucire un paesaggio di capannoni, spettri di stabilimenti in disuso e paesini. Però gli scioperi contro gli italiani creano inquietudine. "Va miga bein - protesta Orazio Milani, avventore del bar Mauro dove alloggiano venti polacchi che ogni mattina alle sei partono per la piattaforma e la sera bevono "una birra e uno sprizzetto e vanno a letto alle dieci, senza mai un problema". In Inghilterra "sbagliano di grosso, ci vogliono portare indietro" sentenzia Marziano Berto, il barista. "Sono solo ignoranti", conferma il cliente bevendo il caffè.

Fiutano l'aria anche gli operai della base invitati dall'azienda a non offrire spunti di polemica, soprattutto dopo che la Lega Nord ha minacciato pan per focaccia agli stranieri. Più che mai strette le misure di sicurezza in una base dove è vietato bere alcolici e ci si sottopone a test periodici. "Quello che stiamo facendo è un grande progetto", si giustifica Adriano Gambetta il comandante della base a terra, genovese, capitano di lungo corso che da un anno comanda le operazioni dalla costa. A fine primavera qui cominceranno a produrre metano dal gas liquido che arriva dal Qatar. Tre navi a settimana verranno vuotate, e scalderanno un decimo delle case degli italiani. Otto miliardi di metri cubi di gas prodotti da Adriatic Lng, (45% di Exxon Mobil, 45% di Qatar Gas, 10% di Edison). Un progetto pilota che coinvolge tecnici di mezzo mondo.

Finita la costruzione, resteranno solo 66 italiani per far funzionare la baracca. "L'unica cosa che mi interessa è finire quest'opera", spiega un tecnico inglese: "Non voglio storie e non mi chieda come mi chiamo". Gli scioperi contro gli italiani? "Ridiculous", protesta un impiegato della Exxon che lavora a terra. "Incomprensibile, così si torna indietro", aggiunge Bjorne, norvegese che trova l'Italia "un Paese fantastico". Si lamenta solo del "cattivo tempo" Bill, da Houston, Usa, che per 10 mila dollari al mese più mille per la trasferta ha portato con sé la moglie. Gli scioperi alla raffineria sono solo un incidente? "Proteste sterili, non credo che vedremo mai cose del genere in Italia", scommette il comandante Gambetta.

Meno ottimista l'ingegnere parigino, appena rientrato dalla piattaforma: "E se fosse il primo segnale di una reazione protezionistica alla recessione mondiale? Sarebbe un guaio".

(4 febbraio 2009)