venerdì 6 febbraio 2009

Saviano a Barcellona: La camorra è fra voi, in Spagna

Soprattutto Catalogna e Sud sono usati come basi d'appoggio

La mafia e la camorra non riguardano soltanto l'Italia e Napoli, ma "tutta l'Europa e soprattutto la Spagna". Lo disse giovedì a Barcellona il giornalista e scrittore Roberto Saviano, invitato a partecipare al festival del romanzo noir "Barcelona Negra".


saviano

Saviano nell’incontro di Barcellona (Foto Eleonora Aquilini)

Sono arrivati prima i flash. Poi Roberto Saviano è entrato tra gli arazzi della maestosa sala quattrocentesca del Consell de Cent, il municipio di Barcellona. Accolto da un lungo applauso e accompagnato dal sindaco della città Jordi Hereu. Poco dietro di lui e intorno all’edificio, uomini alti con auricolari. A ricordare che Saviano non è, suo malgrado, un autore “normale”. Il successo di Gomorra, da mesi in cima alle classifiche dei libri più venduti in Spagna, lo precede. Così come la fama di “scrittore minacciato”, cosa che tutti i quotidiani locali hanno rimarcato nel presentare questo suo incontro con il pubblico e i giornalisti, inserito tra gli appuntamenti di “BCnegra - settimana del romanzo noir a Barcellona”. “I valori che esprime Roberto sono quelli di questa città, che lo riceve a braccia aperte” lo accoglie con queste parole il sindaco.
La sala è strapiena e molte persone sono rimaste fuori: la coda attraversa l’intera Plaza Sant Miquel. Moltissimi italiani presenti, in maggioranza giovani (sono in 16mila a vivere qui, uno dei gruppi di stranieri più numerosi). In molti hanno portato “Gomorra” da far firmare, cosa che la security non permetterà. “Mi ha cambiato la vita, non lo rinnego, ma mentirei se dicessi che amo il mio libro, ho quasi un rigetto fisico quando lo vedo, mi ha tolto quello che avevo” dice, rispondendo a una domanda del giornalista Carles Quilez e del commissario dei Mossos d'Esquadra
Miquel Capell, “nell’economia del quotidiano” spiega Saviano, “non vedo i premi e la gente, ma una casa che cambia ogni giorno e un’auto blindata”.


 Roberto Saviano e la sua scorta

Il commissario (e scrittore di racconti) gli chiede degli uomini dei clan che vivono in Catalogna. Molti sono i boss arrestati nel corso dell’ultimo anno dal lavoro congiunto delle polizie italiana e spagnola. “La Spagna è un territorio chiave per i boss” risponde lo scrittore italiano “qui a Barcellona vive il latitante Raffaele Amato, lo sanno tutti, l’ultima volta che sono venuto qui mi hanno detto ‘non andare in quel locale sulla Rambla perché ci sta Amato’, è paradossale”. “Il problema” secondo Saviano, “è che la regola dei gruppi criminali è non fare sangue dove si fanno affari. E qui fanno affari, sono visti come imprenditori, dal cemento alla ristorazione. Ma coi soldi della cocaina, di cui la Spagna è il punto di arrivo in Europa”. Il commissario, forse punto nell’orgoglio, risponde “i nostri paesi sono stati di diritto, spesso è difficile attuare con decisione e rispettare le tutele democratiche: noi abbiamo arrestato Amato ma senza un ordine di cattura internazionale non potevamo trattenerlo. Gli stati democratici hanno gli strumenti adatti?” “Invece che sulla repressione militare bisognerebbe puntare sui reati finanziari” risponde lo scrittore napoletano, “in Inghilterra non esiste neppure il reato di associazione mafiosa”. E le mafie sul terreno globale, secondo Saviano, sono più veloci e strutturate delle polizie: “L’Europa dovrebbe rendersi conto che la mafia non è un problema solo del sud Italia, ma che sono coinvolte decine di paesi”.


“Non hai dato una cattiva immagine di Napoli?” gli chiede un ragazzo, molto emozionato, dal pubblico “io lavoro qui e ogni volta mi chiamano munnezza, camorra”. Il conterraneo Saviano si aspettava la domanda e risponde con una battuta, “L’ha detto anche il capitano, Cannavaro, ma qui mi han detto ‘cosa vuoi che dica, è del Real Madrid”, ma poi approfondisce “no, non mi sento responsabile: i responsabili sono quelli che sparano e riempiono la terra di rifiuti, il silenzio è il contrario della speranza, la speranza viene dalla conoscenza”. “Non hai paura di essere etichettato come uno scrittore di mafia?” gli domanda un giornalista. Per lo scrittore partenopeo è l’occasione di parlare del libro in uscita in Spagna, "Il contrario della morte",


Il nuovo Saviano

che raccoglie racconti già pubblicati in Italia nel 2007: “io non voglio scrivere solo di mafia, voglio usare il metodo del cronista e il linguaggio dello scrittore per scivere della mia terra, perché ce l’ho suturata nell’anima”, dice, “raccontare dei ragazzi che non hanno scelta e devono emigrare”. Il tema scatena un grande applauso in sala “E’ un tema di cui non si parla” dice Saviano, non ancora trentenne, “negli ultimi dieci anni due milioni di giovani sono scappati dall’Italia: si va via per far nascere con la fecondazione assistita, si va via per morire con dignità e ora si va via anche per vivere felici, per poter realizzare le proprie aspirazioni”. C’è anche il tempo di parlare del film di Matteo Garrone tratto dal suo libro e della sua esclusione dagli Oscar: “Martin Scorsese mi ha detto che non capiscono niente e che il film piacerà” racconta Saviano, “ma io li capisco: è un film ‘di qualità’, difficile, di due ore, in dialetto napoletano, mi sembra già straordinario che abbia ottenuto tutto questo successo. E poi smonta totalmente l’immagine glamour dei boss come self-made-man di successo che proprio il cinema americano ha creato”. Poi Saviano si alza e se ne va dalla porta sul retro, accompagnato dalla scorta, mentre in sala qualcuno grida “Roberto sei tutti noi!”


Dichiarazioni di Saviano a Barcellona.

Sulla sua condizione di 'superprotetto' dalle forze dell'ordine, lo scrittore napoletano ha detto che l'attenzione costante su di sé "è l'unica garanzia che ho", e si è detto addolorato per il "disprezzo" che molti italiani al di là dei mafiosi nutrono per la sua denuncia, per il fatto che molti lo considerano "molesto" per aver "sputato sulla propria terra". Saviano presenterà a Barcellona anche il suo nuovo libro "Il contrario della morte", che narra la storia della giovane vedova di un soldato morto in missione di pace in Afghanistan, e riceverà il premio Manuel Vazquez Montalban.

Nessun commento: