domenica 14 febbraio 2010

MASCHERE ALL'EOI


Mercoledì e venerdì della settimana scorsa, in orario di lezione, nella scuola abbiamo fatto un'attività di disegno di maschere veneziane per fare riferimento al Carnevale.


Per tutte noi è stata un'esperienza novedosa e molto divertente, perchè abbiamo imparato come si fa una maschera da sole, che materiali ci vogliono per farla, che abbiamo comprato fra tutte, e come si lavora in gruppo.



Abbiamo cercato su Internet disegni per ornamentarle. Abbiamo anche portato una maschera proprio da Venezia.


Ecco un campione del nostro lavoro!!!





















Maschere di Susanna e Mati

sabato 13 febbraio 2010

UMORE ITALIANO


Compra i preservatici delle FERROVIE DELLO STATO... così anche tu vieni con 50 minuti di ritardo!!!


domenica 7 febbraio 2010

CARNEVALE 2010


Venezia: folla e sole al carnevale


Invasione di maschere e turisti in Laguna: la prima domenica del carnevale con
il volo dell'Angelo dal campanile di San Marco. Quest'anno è stata Bianca Brandolini D'Adda
a planare con ali d'oro dalla cima del Campanile di piazza San Marco al centro del Giardino delle Meraviglie, aprendo così ufficilamente il carnevale di Venezia 2010.


Bianca nell'abito da angelo, immersa in migliaia di ciuffi di tulle a fare da piume, ha dichiarato: "È stato bellissimo, si prova un po' di paura ma lo rifarei subito. L'emozione è stata così grande che il freddo non l'ho sentito. Una sensazione mai provata prima. Adesso divertiamoci!. Un po' di paura l'ha provata al momento di scavalcare l'alta balaustra del campanile per poi lasciarsi andare al lungo volo di discesa: "si prova una gran paura - ha detto- ma è così bello che lo rifarei ancora". Sul campanile Bianca ha trovato una squadra di appoggio "molto carina e rassicurante, dunque è andata benissimo. Con il naso all'insù ad ammirarla 75 mila persone.



La Nuova di Venezia e Mestre, 7 gennaio 2010



venerdì 5 febbraio 2010

VI LABORATORIO DIDATTICO PROF.IT

logo  prof-it
PROGRAMMA DEL VI LABORATORIO
DI DIDATTICA E DI AGGIORNAMENTO DELL’ITALIANO
A.A. 2009-2010





http://www.iicbarcellona.esteri.it/IIC_Barcellona


Organizzazione:

Gruppo Prof-It (Professori di italiano della Comunitat Valenciana)
CEFIRE (Centre de Professors) de València
Departament de Filologia Francesa i Italiana


Coordinatori:

Cesáreo Calvo
Sonia Ravanelli
Alfredo Juan


I parte: febbraio 2010

Valencia, 12-13 febbraio 2010
(CEFIRE di Valencia. c/Paco Pierra, 20)
CARTINA PER LA LOCALIZZAZIONE

12 febbraio 2010
(Aula 407. Facultat de Filologia. 4º piano)

16:00 : Consegna di materiali.

16:15 : Saluto ai partecipanti.


16:30 - 20:30 : Giuliana Mitidieri (EOI Sagunt):

Lavagna digitale:
uso della lavagna interattiva a lezione di lingua italiana L2


Sabato 13 febbraio 2010
(Aula 205. Facultat de Filologia. 2º piano)


09:30 - 13:30 : Gianpiero Pelegi (EOI Sagunt)

Reti sociali a lezione di lingua italiana L2:
a che condizioni Facebook e Ning non sono solo chiacchiere,
svago e perdita di tempo, ma anche ambiente formativo e creativo?


13:30 Chiusura


II parte: aprile 2010

Valencia, 23-24 aprile 2010

Venerdì 23 aprile 2010

16:30- 20:30 : Caludia Provenzano (Libera Università di Bolzano):

La scrittura creativa e autobiografica tra vincoli e libertà

Sabato 24 aprile 2010

09:30- 13:30 : Maria G. Lo Duca:

Quante e quali parole nell’insegnamento dell’italiano L2?

13:30 Chiusura

giovedì 28 gennaio 2010

NOVECENTO, BARICCO/TORNATORE

Delle volte siamo colpiti dalle immagini, altre dalle parole e ogni tanto siamo colpiti dall'enormità delle parole che la vincono sulle immagini, diventando un nord nella memoria. Credo sia questo il caso delle battute finali di Novecento (il film). Godetevele!


lunedì 25 gennaio 2010

MADONNA CHE FIFA!!!

Girato dal regista spagnolo Rodrigo Cortés e recitato solo da Ryan Reynolds è il lungometraggio che ha stupito pubblico e critica al Festival di Robert Redford

'Buried' porta il buio al Sundance 94 minuti di un incubo da cult

di KATIA RICCARDI


'Buried' porta il buio al Sundance 94 minuti di un incubo da cult

PARK CITY - Novantaquattro minuti in una bara. Novanta di ossigeno. Un conto alla rovescia infinito illuminato da un accendino, una candela e dalla luce di un cellulare. Un solo attore sepolto (Ryan Reynolds) e la guerra fuori, sulla terra, nel deserto di un Iraq quasi invitante in confronto al buio. L'idea è del regista spagnolo Rodrigo Cortés, 36 anni, che ha presentato Buried al Sundance Festival di Robert Redford. Il risultato è che il suo film, il settimo della carriera, ha convinto tutti. Di più, ha esaltato critici e pubblico. "Ho pensato. Qual è il film più economico che posso fare con il minor numero possibile di attori e solo una location?", ha detto Cortés prima che la pellicola fosse proiettata. "Ecco. E' stata più o meno questa l'idea che ha portato al concepimento di Buried".

Il critico cinematografico Alex Billington è tornato a casa dopo la prima proiezione notturna di Buried e si è messo a scrivere. La sua recensione è esaltante. Tanto da non voler in alcun modo raccontare lo svolgimento del film. Le sue parole si accavallano emozionate, entusiaste, veloci: "Il film è fenomenale" ha scritto.

Il regista Rodrigo Cortés

Del progetto si parlava da un anno, che il regista riuscisse a realizzarlo però non era scontato. Al contrario, un'ora e mezza in una bara è un'impresa impossibile. Tanto che nessuno in Rete si sta prendendo la responsabilità dello spoiler. Nessuno racconta la trama nei particolari, nessuno rivela il finale. Sarebbe irrispettoso come ai tempi sarebbe stato criminale rivelare il colpevole dei Soliti sopetti o l'ultimo minuto del Sesto senso.

Quello che si sa di Buried è che l'unico attore, Ryan Reynolds (Nines; X men le origini: Wolverine; The proposal; Paper Man ma anche Scrubs, oltre che marito di Scarlett Johansson) è un camionista in Iraq che, attaccato, si risveglia in una bara, sotterrata. Al buio e dopo aver urlato per i primi cinque minuti, trova un accendino e il suo cellulare. Così comincia il film e questo ci è dato sapere.



Ma la sceneggiatura, la regia, la recitazione e la storia promettono di essere già un cult. La critica lo ha definito "incredibilmente intenso" dal primo momento ai titoli di coda. Senza effetti speciali e senza le tre dimensioni, Buried è buio, claustrofobico, illuminato da una fiamma tremoltante e dal display di un cellulare. Minimale, reale e senza blu né salti nel vuoto. Il miracolo di Buried è l'identificazione totale del pubblico nel protagonista. E un finale che rende il film un capolavoro di cui, sostengono gli esperti, sentiremo parlare nei prossimi anni. Prima della visione lo stesso Reynolds ha avvertito il pubblico di Park City: "Spero che a voi questo film piaccia tanto quanto io ho odiato girarlo".
la Repubblica.it 25 gennaio 2010

lunedì 18 gennaio 2010

I BAMBOCCIONI

A che età bisogna andare via da casa?
l'espresso 18 gennaio 2010

Infuria la polemica sui "bamboccioni". Per Brunetta a 18 anni bisogna andare a vivere da soli per legge. Peccato che in Italia sia impossibile trovare un lavoro e una casa. Voi a che età avete mollato la famiglia? E che cosa ne pensate?

Il termine lo ha lanciato, quando era al governo, l'allora ministro Tommaso Padoa-Schioppa, che si augurava una legge finanziaria con incentivi per aiutare i ragazzi ad affrancarsi dalla famiglia d'origine, altrimenti diventavano dei "bamboccioni".



Qualche giorno fa la questione è tornata d'attualità per una sentenza con cui il Tribunale di Bergamo ha condannato un artigiano a continuare a pagare gli alimenti alla figlia 32enne, iscritta fuoricorso da 8 anni alla facoltà di Filosofia: aveva smesso di inviarle l'assegno quando lei aveva 29 anni, poiché non si decideva a laurearsi.

Ci ha poi pensato il ministro Renato Brunetta a gettare benzina sul fuoco, augurandosi una legge per «obbligare i figli a lasciare casa dopo aver compiuto 18 anni»: ovviamente si tratta di una boutade, perché nessuno può impedire a un genitore, se vuole, di mantenere il figlio finché gli pare.




Ma il problema, in effetti, esiste. Negli Stati Uniti la maggior parte dei ragazzi se ne va di casa alla fine della high school, quando di solito cambia città per iniziare l'università altrove.


In Europa le cose vanno un po' diversamente, ma in effetti è in Italia che si tende a rimanere in casa il più a lungo possibile. Perché la vita in famiglia è più comoda, certo, ma anche perché il nostro è un paese tutt'altro che friendly con i post adolescenti che vogliono andarsene: prendere un a casa in affitto, anche in condivisione, è una possibilità concessa a pochi privilegiati, e trovare lavoretti anche precari che consentano davvero di mantenersi agli studi è, spesso, altrettanto difficile.

Peter Pan l'eterno bambino
Resta tuttavia anche una "resistenza culturale": da noi i ragazzi hanno molta più paura che all'estero di cambiare casa se non addirittura città. In una società globale sempre più liquida e nomade, siamo uno dei popoli più stanziali e meno aperti "all'avventura" in un'altra città o all'estero. Il che fa male non solo alle giovani generazioni, ma a tutto il Paese e alla sua economia, alla sua apertura, alla sua predisposizione al nuovo.

E voi, a che età siete andati via di casa? Come avete fatto?
E quali provvedimenti pensate che si possano seriamente prendere per incentivare e consentire ai ragazzi di affrancarsi dalla famiglia d'origine e di "volare" da soli?





domenica 10 gennaio 2010

ANCORA VIOLENZA XENOFOBA IN ITALIA


Immigrati in rivolta a Rosarno: feriti una donna e un bambino
8 gennaio '10
Da Novosoldo.it - Rate This

Dormono in tubi di metallo, vivono in ex fabbriche abbandonate, sono diventati l`occasione per progetti fumosi e strampalati, lavorano per pochi soldi in condizioni durissime. E soprattutto non ne possono più di sopportare la violenza gratuita di mafiosi e balordi. Lo avevano dimostrato chiaramente con la rivolta dello scorso anno. Loiero: “Quello che è successo è il frutto del clima di intolleranza xenofoba e mafiosa”.
E’ ripresa a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro, la protesta degli immigrati africani dopo che giovedì pomeriggio c’erano stati scontri con le forze dell’ordine, con ferimento di alcune persone e danneggiamento di centinaia di auto. Gli immigrati sono usciti dalle due strutture di ricovero in cui sono ospitati e sono scesi in strada, scandendo slogan di protesta. Al momento non si sono verificati incidenti, ma la situazione viene seguita con molta attenzione dalle forze dell’ordine. A fare scoppiare la protesta è stato il ferimento da parte di persone non identificate di alcuni extracomunitari con un’arma ad aria compressa.


L’intervento delle forze dell’ordine – La scorsa notte a Rosarno polizia e carabinieri sono intervenuti per sgombrare la strada statale 18 che era occupata da un gruppo di immigrati che avevano partecipato alla rivolta scatenatasi ieri, con scontri con le forze dell’ordine. Gli immigrati avevano fatto rientro nelle due strutture di ricovero in cui sono ospitati, da dove sono usciti stamattina per riprendere la protesta.



Situazione esplosiva da tempo - I feriti, tra i quali c’é anche un rifugiato politico del Togo con regolare permesso di soggiorno, non destano particolari preoccupazioni, ma la volontà di reagire che, probabilmente, covava da tempo nella colonia di lavoratori ammassati nella struttura di Rosarno in condizioni ai limiti del sopportabile, e di altri nelle stesse condizioni a Gioia Tauro in locali dell’Ex Opera Sila, non ci ha messo molto ad esplodere. Armati di spranghe e bastoni, gli extracomunitari, in larga parte provenienti dall’Africa, hanno invaso la strada statale che attraversa Rosarno mettendo a ferro e fuoco alcune delle vie principali della cittadina.

Gli episodi di violenza non hanno risparmiato nulla: tutto ciò che si trovasse alla portata dei manifestanti, dalle auto, in qualche caso anche con delle persone a bordo, alle abitazioni, a vasi e cassonetti dell’immondizia che sono stati svuotati sull’asfalto. A nulla è valso l’intervento di polizia e carabinieri schierati in assetto antisommossa davanti ai più agguerriti, un centinaio di persone tenute sotto stretto controllo. Nel corso della serata sono arrivati rinforzi e, in un clima di palpabile tensione, si è intavolata una trattativa nel tentativo di fare rientrare la protesta. Nonostante questo non sono mancati i contatti, quando dal gruppo è partita una sassaiola verso le forze dell’ordine che hanno risposto.


Diversi immigrati feriti e contusi - Nel parapiglia che ne è seguito alcuni immigrati sono rimasti contusi e sono stati portati nell’ospedale di Polistena. La protesta di Rosarno si è conclusa dopo le 23, ma in precedenza, un secondo fronte si è aperto nel territorio del comune di Gioia Tauro, dove la strada statale 18 è stata bloccata. I manifestanti, nel corso della serata, proprio sulla statale 18, hanno danneggiato decine e decine di auto ed hanno bloccato una vettura con a bordo una donna e due figli. La donna é stata colpita alla testa ed ha riportato una ferita lacero contusa ed è stata costretta a scendere insieme ai figli. Quindi la vettura è stata incendiata. Tra Rosarno, l’ex fabbrica in disuso, e Gioia Tauro in un immobile dell’ex Opera Sila sono circa 1.500 gli extracomunitari che lavorano come manodopera nell’agricoltura.



Loiero: “Clima di intolleranza xenofoba” – Il presidente della Regione in serata ha sostenuto di essere molto preoccupato per ciò che è avvenuto. “E’ il frutto – ha detto – di un clima di intolleranza xenofoba e mafiosa che non riguarda ovviamente la popolazione di Rosarno, giustamente allarmata per la situazione di tensione che si è determinata con la rivolta degli extracomunitari sfruttati, derisi, insultati e ora, due di loro, feriti con un’arma ad aria compressa”. “Auspico – aggiunto Loiero – che dal ministero dell’Interno arrivi una forte iniziativa che tutelando i cittadini di Rosarno, perché sono intollerabili gli atti di vandalismo, tuteli anche quei tanti disperati contro cui per la seconda volta si è indirizzata la violenza criminale”.