martedì 9 novembre 2010

VIENI VIA CON ME: NUOVO PROGRAMMA SU RAITRE

Benigni, Saviano, la macchina del fango
E' "Vieni via con me", ritratto dell'Italia

Su RaiTre la prima puntata di "Vieni via con me", con Fabio Fazio e lo scrittore. Che nel suo primo intervento spiega il meccanismo della diffamazione, cita il caso Boffo, Caldoro e la casa di Montecarlo e mette in guardia, "un conto è la privacy, un altro è scegliere le proprie amiche da cadidare, un'altra finire nelle mani di estorsori: questo smette di essere privacy e diventa condizionamento della cosa pubblica"

di ALESSANDRA VITALI

ROMA - Se, come dice Roberto Saviano 1, "nella televisione italiana il diritto a parlare lo conquisti con gli ascolti", tutto fa pensare che meriti una rubrica quotidiana su una rete Rai. Perché - ma sarà lo share a parlare, ferma restando l'insondabilità dei gusti del pubblico italiano - c'è motivo di credere che la prima puntata di Vieni via con me - spazio faticosamente conquistato su RaiTre dopo le contrarietà di viale Mazzini e le polemiche - di pubblico ne abbia conquistato parecchio.

La leggerezza di Fabio Fazio - co-conduttore insieme all'autore di Gomorra - che elenca "le prostitute che lavoravano a Pompei prima dell'eruzione, quelle colte e raffinate che si vendevano per influenzare i clienti potenti che gestivano la politica, poi è crollato tutto ma il crollo continua ancora adesso"; la linearità con cui lo stesso Saviano illustra il meccanismo della macchina del fango - Boffo, Cosentino, la casa di Montecarlo, anche Giovanni Falcone -; l'ironia coraggiosa con cui Nichi Vendola sciorina ventisette modi per dire omosessuale (gli elenchi sono uno dei perni del programma) ma pure le drammatiche forme di "espiazione" loro riservate; Roberto Benigni che travolge trascina e infine emoziona cantandola, la canzone che dà il titolo al programma, Vieni via con me; Claudio Abbado che difende la cultura dai tagli perché "è come l'acqua, come la vita".

VIDEO: L'INTERVENTO DI SAVIANO 2

VIDEO: L'ELENCO DI VENDOLA
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CONSIGLIATO: VIDEO: BENIGNI CANTA BERLUSCONI 4

Il Paese, gli elenchi, la gente comune. Tre punti dai quali il programma parte per un viaggio in Italia attraverso incognite, antinomie, incertezze ma pure prospettive, aspirazioni, speranze. Quelle di una signora di 88 anni - è l'attrice Angela Finocchiaro a leggere una sua lettera - che prende 500 euro di pensione e dice di aver lottato una vita per un'Italia più giusta "e ancora spero di vederla"; quelle di una giovane precaria che fa la lista di tutti i lavori che ha fatto per pagarsi l'università; quelle di una suora che vuole la moschea a Torino e spiega perché.

Che avrebbe parlato della macchina del fango, Saviano lo aveva annunciato su Repubblica 5. Il meccanismo che "mette a rischio la democrazia". Che "arriva a infamare una persona che si pone contro certi poteri". Boffo, Caldoro, Fini e la casa di Montecarlo. Articolato e elementare: "Parte da fatti minuscoli della tua vita privata che vengono usati contro di te. Stai per scrivere un articolo e pensi 'domani mi attaccheranno' su cose che non hanno niente a che vedere con la vita pubblica, lo faranno con il tuo privato e ti costringeranno a difenderti. Allora prima di metterti a scrivere ci pensi. E vuol dire che si è incrinata la libertà di espressione". La differenza "fra inchiesta e diffamazione: l'inchiesta si fonda su una quantità abnorme di informazioni, quelle che i giornalisti sognano di avere per approfondire, la diffamazione usa un solo elemento e lo costruisce contro la persona che prende di mira. Ti compromettono con l'obiettivo di dire 'siamo tutti uguali'. Tutti egualmente sporchi. Invece - continua Saviano - la forza della democrazia è la molteplicità. Le differenze. Quelle che la macchina del fango non vuole che il cittadino veda. La privacy, ad esempio: è sacra. Ma una cosa è la privacy, un'altra è scegliere le proprie amiche da candidare, un'altra è finire nelle mani degli estorsori: quella smette di essere privacy e inizia a essere condizionamento della cosa pubblica. E può essere crimine". Ai giovani, in particolare, si rivolge perché ascoltino "la storia di una persona che è riuscita a resistere a una macchina del fango gigantesca: Giovanni Falcone".

L'elenco, si diceva, un'anima del programma. Nichi Vendola spiazza con il suo. Il governatore poeta pronuncia ventisette modi per dire omosessuale. Invertito e buzzarone, pederasta e cripto-checca, burrone, arruso, bucaiolo e via così. Il coraggio dell'ironia. Che diventa dramma quando il leader di Sinistra e Libertà elenca le possibili "espiazioni" dell'omosessualità: evirato, deportato nei lager e nei gulag, confinato, ricoverato in manicomio, stuprato per punizione. E ancora, le classificazioni dell'omosessualità nella vita pubblica: "crimine", "disordine", "pulsione di morte", "sporcizia", "peccato". Allora, conclude Fazio citando la battuta di Silvio Berlusconi, "è molto meglio guardare le belle ragazze che essere gay?". Replica Vendola: "E' molto meglio essere felici".

Non è vero che l'attesa è tutta per Benigni, come si dice sempre in circostanze come questa. L'attesa, stavolta, è per tutti i protagonisti della serata. E anche Benigni non tradisce le aspettative. Il materiale che l'attualità recente gli ha fornito è roba che sta tutta nelle sue corde. Le escort che sarebbero una vendetta della mafia - l'ha detto Berlusconi a proposito della vicenda Ruby - e le sue guardie del corpo che ne scovano in ogni angolo della sua casa, rientrando, alla sera. L'opposizione che insiste, "Berlusconi si può battere solo sul piano politico" e allora "ci vuole una ragazza del Pd", l'invocazione a Rosy Bindi, "tu gli garbi, dai una foto a Fede e ti intrufoli, gli dici che sei maggiorenne, e se t'arrestano basta che dici che sei la suocera di Zapatero". Ironia anche sulle polemiche di qualche settimana fa, legate ai compensi degli ospiti del programma e anche al suo cachet (alla fine l'attore ha partecipato a titolo gratuito), "sono d'accordo a venir gratis, la Rai ha bisogno di soldi, però Masi non fare scherzi: a un semaforo quando ho abbassato il vetro un polacco mi ha riconosciuto e mi ha dato un euro..".

Poi, mentre sullo sfondo campeggiano le immagini del crollo di Pompei, un altro elenco tocca al maestro Claudio Abbado - ultimo ospite -, quello delle ragioni per cui bisogna difendere la cultura contro i tagli del governo. Perché "arricchisce sempre, è contro la volgarità e permette di distinguere tra bene e male, è lo strumento per giudicare chi ci governa ed è libertà, di espressione e parola. Con la cultura si sconfigge il disagio sociale delle persone perché è riscatto dalla povertà". Ma soprattutto "la cultura è un bene comune e primario, come l'acqua. Ed è come la vita. E la vita è bella".

Da: la Repubblica.it 8 novembre 2010)

1 commento:

Cristina Monti ha detto...

Ciao!

Vedo che abbiamo avuto la stessa idea per il blog... ho pubblicato qualcosa di molto simile nche nel mio poco fa.

http://eoiblogghiamo.blogspot.com/2010/11/vieni-via-con-me.html