domenica 2 marzo 2008

Viaggiare con Jovanotti

I paesaggi di Jovanotti

di Ernesto Assante
Il mondo di Jovanotti. Da Londra a New York, a Rio, a Cuba. Le grandi città ma anche la natura. La foresta e i deserti ma anche musei e piccoli mercati.


Jovanotti in Amazzonia?

"VIAGGIARE è come creare". Può sembrare un’iperbole eccessiva, ma se a dirla è Jovanotti, uno dei personaggi più originali e creativi del nostro panorama artistico, vale la pena cercare di farsela spiegare. Anche perché Lorenzo è un viaggiatore straordinario, instancabile, e la dimensione del viaggio è parte integrante della sua esperienza artistica: "È vero, la dimensione del viaggio per me è fondamentale. È come se fosse la parte fisica di quello che mi accade quando faccio la musica. Senza esagerare potrei dire che è una maniera di comporre e scrivere canzoni attraverso i piedi, è una forma di scrittura attraverso il movimento. È come se io intendessi il mondo come una pagina, sulla quale scrivo percorrendola in lungo e in largo".

L'immagine è affascinante. Scrivere viaggiando, comporre il paesaggio, cantare il mondo: "Molto di quello che faccio nasce così. Quindi viaggio senza fare il turista, quando parto io non vado in vacanza. Ovvio che faccio un lavoro privilegiato che mi porta a non sapere cos’è una vacanza, lo dico con certo un senso di colpa, perché sembra sfacciato. La gente ha bisogno di una vacanza per staccare da una vita di routine e doveri, invece io, facendo un lavoro che non ha orari e vincoli particolari se non quelli che mi do io da solo, lo vivo un po’ come se fossi uno studente, un universitario fuori corso. Io accetto questa realtà come un regalo, non posso far finta che non sia così, per cui il viaggio fa parte di questa maniera di intendere la vita che mi è capitata nelle mani".



Spese a Londra

Il primo viaggio che ha fatto? "Certamente, è stato un viaggio a Londra. Avevo quindici anni, partii con un amico facendo un’architettura pazzesca: dicemmo che andavamo in gita con la scuola, ma non era vero. Siamo andati a Londra in un albergo super rimediatissimo, all’arrembaggio. Fu un viaggio meraviglioso e mi comprai lo spray per farmi i capelli blù". La sensazione era quella di essere per la prima volta in un altro mondo? "Si. È stata un’apparizione mi ha segnato tutta una vita, quella sensazione lì è quella che ho ricercato sempre nei miei viaggi successivi". Non è tipo da viaggi organizzati Jovanotti, preferisce la sorpresa e l’inatteso. Ma non è di certo un integralista: «Un viaggio organizzato lo fai perché la maggior parte fa così, ci metti meno tempo, è più comodo, è un industria talmente grande e perfetta che cura ogni dettaglio, dal cibo che mangerai alla durezza del cuscino. Compri un viaggio così come compri una macchina, le scarpe o la tv, è un esperienza che ha a che fare con le tue necessità, è come andare a farsi un massaggio. La cosa più sbagliata è criticare senza motivo, è insopportabile chi ha l'atteggiamento pregiudiziale contro la vacanza organizzata, è una stupidaggine. È come pensare che tutti debbano comporre musica: i dischi la gente li compra perché sono già fatti".

In concerto

Ma davvero Jovanotti non va mai in vacanza? "Beh, proprio mai no. La vacanza con la famiglia c’è naturalmente, la bambina al mare ce la porto anche io, ma è un fatto terapeutico". Si viaggia, si parte e si ritorna, per molti motivi diversi. Per Lorenzo viaggiare ha a che fare con la memoria: "Io in un viaggio provo a cercare di comporre un pezzo della mia vita, della mia memoria. C’è chi dice che si viaggia sempre nei propri ricordi, e io penso che sia vero. In una città del Sudamerica rivedo molto di quando ero bambino, a Rio rivedo situazioni romane; l’Avana negli anni Novanta era come la mia città negli anni Settanta quando c’era l’austerità, e tutto questo porta forti vampate di emozione". E così come è importante il luogo d’arrivo, è fondamentale il luogo di partenza: "Sì, il fatto che vengo da Roma ha un ruolo. Se è vero che tutte le strade portano a Roma è anche vero che portano via da Roma. E Roma è un viaggio di per sé. Perché è un luogo di turismo e di pellegrinaggio, ti permette di vedere pezzi di mondo senza muoverti. Da bambino ero incuriosito dalle targhe dei pullman, mi ricordo che facevo il gioco di capire da dove venivano le persone. È una cosa che ho continuato a coltivare: seguire all’incontrario le strade che portano a Roma".

Farsi sorprendere dai luoghi, al giorno d’oggi, è sicuramente più difficile di un tempo. Il cinema, la televisione, internet, ci rendono familiari posti in cui non siamo mai stati, ce li fanno sentire nostri, vicini, familiari. "L’America
(20 febbraio 2008)

Ancora qualche giorno di vacanza in arrivo...
Avete già pensato a qualcosa?
Cos'è per voi viaggiare?
La gente, il posto, la natura, l'arte, shopping, il dolce far niente...


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