mercoledì 4 aprile 2007

Ancora effetto serra

3 aprile 2007

Rapporto Onu: 61 Paesi a rischio per l'effetto serra (ma spunta qualche voce fuori dal coro)
P. F.
Sessantuno Paesi, principalmente nel Terzo mondo, sono a rischio-carestia per l'aumento della temperatura globale causata dai cambiamenti climatici in atto, che, in ultima analisi, contribuiranno a destabilizzare ulteriormente lo scenario internazionale: lo scrive il quotidiano britannico «The Independent», anticipando la la bozza del rapporto Onu sui «Cambiamenti climatici 2007», curato oltre 2.500 scienziati di tutto il mondo, che sarà presentato venerdì 6 aprile a Bruxelles e fa seguito a un altro documento pubblicato due mesi fa, in cui si affermava «inequivocabilmente» che la responsabilità del riscaldamento globale era da attribuire al 90% alle attività umane.

La nuova bozza conferma che i cambiamenti stanno avvenendo «più velocemente del previsto» e che «colpiranno i sistemi biologici e fisici di ogni continente». Lo scenario è apocalittico: in 20 anni, dieci milioni di sudamericani e centinaia di milioni di africani saranno «a corto» d'acqua e alla metà del XXI secolo un miliardo di asiatici potrebbero affrontare il rischio siccità. I ghiacciai della catena dell'Himalaya, che alimentano i grandi fiumi del continente asiatico, si scioglieranno del tutto entro il 2035, minacciando la vita di 700 milioni di persone. Nel 2050, benchè inizialmente i raccolti cresceranno nei Paesi temperati grazie al caldo che allungherà la stagione produttiva, la produzione crollerà del 30% in India, con 130 milioni di persone costrette a fare fronte a una terribile carestia. Nel 2080 cento milioni di persone dovranno abbandonare le loro case sulla costa minacciate dall'innalzarsi delle acque dovuto allo scioglimento delle calotte di ghiaccio dei poli. Oltre un terzo delle specie animali saranno «ad alto rischio di irreversibile estinzione».

Nei giorni in cui gli esperti internazionali dell'Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) presentano il rapporto sulle conseguenze del riscaldamento globale causato dalle emissioni umane di CO-2 , un gruppo di scienziati sfida la convinzione generalizzata che i cambiamenti climatici siano da attribuire alla responsabilità umana. Questi studiosi puntano il dito sul cambiamento naturale delcalore solare, sul raffreddamento del pianeta nella metà del XX secolo e sul rallentamento del rialzo della temperatura nell'ultimo decennio.

Tra coloro che mostranoscetticismo verso gli allarmi dell'organismo dell'Onu vi sono Richard Lindzen, meterologo del Mit, Paul Reiter, professore all'Istituto Pasteur di Parigi e lo scrittore Michael Crichton. Queste voci fuori dal coro sostengono che le temperature siano scese per diversi decenni dopo il 1945, nonostante l'aumento delle emissioni di diossido di carbonio. Altra tesi è che le concentrazioni di diossido di carbonio nell'atmosfera hanno ritardato l'aumento della temperatura stando alla datazione dei nuclei di ghiaccio che risalgono a 600 mila anni fa. Per gli scienziati "contro", l'aumento delle temperature che ha caratterizzato la seconda metà dell'ultimo secolo ha conosciuto un fase di stallo negli ultimi dieci anni. Il 1998 è stato un anno estremamente caldo a causa dell'andamento anomalo di El Nino e gli anni successivi sono stati più freddi: un decennio sarebbe quindi un periodo troppo elaborare tendenze di lungo periodo.

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