martedì 20 febbraio 2007

"Vedi Napoli e poi muori"


LE RECENSIONI
Convince la docufiction di Enrico Caria sulla realtà partenopea

"Vedi Napoli e poi muori"
la città tra inchiesta e finzione



Secondo la sua sensibilità di autore satirico e umoristico il napoletano Enrico Caria (insieme al regista Felice Farina) ha raccontato a suo modo - ma un modo puntuto, che non la "butta a ridere" - quella che non solo i periodici allarmi giornalistici percepiscono come la capitale della criminalità, dell'insicurezza, dell'impossibilità di vivere serenamente e onestamente.

In Vedi Napoli e poi muori, il miscuglio di inchiesta e finzione si serve come traccia della biografia dello stesso autore - prima in fuga da Napoli, poi tornato pieno di aspettative per il Rinascimento Bassoliniano, poi di nuovo tentato dall'abbandono - per ripercorrere le tappe dell'ultimo quarto di secolo di storia della tenaglia malavitosa sulla città tra una guerra di camorra e l'altra.

La trasformazione della criminalità dalla spartizione dei quartieri all'internazionalizzazione, la droga, la separazione tra killer di strada disposti a tutto e cupola dei quartieri alti al riparo di professioni rispettabili e imprese pulite, le nuove periferie come Scampia su cui si sono accesi - e spenti - i riflettori anche se da lì continuano a transitare, fonte di "lavoro" e reddito per molti, 16 miliardi di euro annui in droga. "Il fenomeno criminale è inarrestabile perché i napoletani ci convivono oppure ci convivono perché è inarrestabile?".

Inquietanti riferimenti alle "distrazioni" delle forze dell'ordine, e molti testimoni da Roberto Saviano (che vive sotto scorta dopo Gomorra) a Pino Arlacchi. (p. d'a.)

VEDI NAPOLI E POI MUORI
Regia di ENRICO CARIA
(26 gennaio 2007)

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