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Nessuna bandiera di partito. Tanti striscioni, fischietti, slogan. Aprono il corteo i ricercatori e gli insegnanti con i bambini, poi il camion del Movimento Studentesco a ritmo di musica (da Bob Marley a De André), poco più indietro quello dell’UDU (unico sindacato studentesco che ha portato in piazza le proprie bandiere), migliaia di studenti. Chiude il serpentone, scortato dalla polizia, un gruppo di Forza Nuova e Alleanza Universitaria con bandiere tricolori, tenuto a distanza di sicurezza dagli studenti di sinistra.
Neanche la pioggia ferma il popolo della scuola e dell’università che, attraversando le strade di Catania, chiama a raccolta chiunque passi. “Ehi tu alla finestra, scendi giù e manifesta” si urla col naso all’insù. Ogni scuola ha il proprio striscione colorato e il proprio slogan; la creatività dei ragazzi degli istituti medi sembra ravvivare l’assopita fantasia degli universitari: ‘La Gelmini la cuciniamo’ (ist. Alberghiero), ‘Il sonno della scuola genera mostri’, “L’istruzione costa… e l’ignoranza? Egida o egìda? (Liceo classico Cutelli)”. Prendono in prestito le parole della pubblicità, sovvertendone i fini: “Toglietimi tutto, ma non il futuro”.
Il corteo ha attraversato via Tomaselli, la discesa dei Cappuccini, via Sant’Euplio, via Etnea fino a Piazza Università e Piazza Duomo, entrambe gioiosamente invase. Sul portone del rettorato in tanti appiccicano i volantini raccolti durante il corteo: c’è quello firmato dal Coordinamento Precari della Ricerca dal titolo ‘Salviamo la ricerca’, quello del movimento studentesco: ‘Noi la crisi non la paghiamo’, quello del partito marxista-leninista italiano (esiste? Pare di sì): ‘Contro la restaurazione della scuola di Mussolini e l’affossamento della scuola pubblica’.
Attorno al ‘Liotru’ i camion del Movimento Studentesco e dell’UDU si sono trasformati in palchi per gli interventi finali, creando due assemblee contemporanee per poi unirsi. Parlano tutti: studenti liceali e universitari, ricercatori, professori precari, insegnanti di sostegno. Uno di loro, Paolo, urla: «Ci hanno promesso di mandare la polizia nelle scuole occupate, ma nel quartiere della scuola dove lavoro io la polizia non ci entra proprio. Lì ci sono le scuole pubbliche, l’ultimo avamposto delle istituzioni.» Sale sul palco anche la mamma di un bambino disabile: «Io, come tante altre mamme nella mia stessa situazione, ho dovuto ricorrere alla magistratura per far valere il diritto allo studio di mio figlio, un diritto che è sancito dalla nostra Costituzione. Che democrazia è?» Si cita il best-seller di Niccolo Ammaniti ‘Io non ho paura’ “contro il clima di pessimismo, diffidenza e sfiducia che questo governo ha alimentato”.
È vero. Guardando la Catania di oggi non si può più avere paura.
Video di Marco Pirrello, Carmen Valisano, Federica Motta, Desirée Miranda, Olivia Calà.
Che ne pensate?
Credete che questo possa succedere anche in Spagna o nella CV?
Sapete che succede nell'UV (Universitat de València)?
Che cos'è il "No a Bologna"?
1 commento:
Gli studenti delle tre università valenciane hanno risposto alla decisione del governo spagnolo di osservare le decisioni di Bologna con concentracioni e anche molti hanno rimasto chiusi nelle sue facoltà. La risposta è stata schiacciante e sembra che sia abbastanza significativa. Anche come in Italia non c'erano nessuna bandiera di partito, neanche propaganda politica.
Per quello che ho visto e letto mi sembra che sia simile la risposta italiana di quella fatta a València.
Questa frase è molto signigicativa della risposta italiana: "Guardando la Catania di oggi non si può più avere paura".
Ho visto che gli studenti si muovono quando il futuro è in gioco: "toglietimi tutto ma non il futuro". È anche importante che gli studenti escano alla strada non per perdere un giorno di classe ma per difendere quelle cose che gli sembrano importanti.
Vicent Morera
PS.Congratulazioni per il nuovo blog, si può stare molto tempo nella attualità della Italia e tante cose nuove...
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