E’ festa d’aprile, si celebra l’anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Step1 ne parla con lo storico Salvatore Lupo: «non è possibile che gli italiani condividano una memoria comune... la memoria della Resistenza è di parte». Ed è inevitabile un riferimento a Berlusconi
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“Riguardando alle vicende storiche della Resistenza, non è possibile che gli italiani condividano una memoria comune” ci spiega Lupo. “Perché mai la memoria dovrebbe essere condivisa? Non può esserlo. La memoria della Resistenza è di parte. Chi conserva la memoria dell’antifascismo si trova necessariamente su una posizione diversa rispetto a chi conserva quella fascista: di base ci stanno esperienze diverse ed ideologie opposte. La memoria riproduce l’attualizzazione di quello che successe sessant’anni fa e ripropone le passioni del passato. E, in questo particolare avvenimento passato, gli italiani si sono scannati.”
Escludendo dunque la possibilità che le vicende del 1943-45 possano aver dato luogo ad una memoria “bipartisan”, Lupo tuttavia aggiunge: “L’idea che la memoria debba restare sempre viva è un’idea irrealistica. La memoria si stempera, e col tempo sbiadisce. Al suo posto rimangono i valori civili sedimentati dal passato. I valori civili possono accomunare, la memoria invece divide. Non può essere altrimenti. Ed è giusto così”.
Quindi l’idea di “memoria condivisa” non sarebbe altro che un tentativo di “far pace” tra vincitori e vinti annullando le differenze, negando che tra i due schieramenti ce ne fosse uno che combatteva per i diritti civili e per la democrazia e un altro che invece sosteneva i regimi totalitari e la soppressione dei diritti.
Più che dell’auspicio di una memoria condivisa si tratterebbe allora di ricercare in questa memoria elementi di unità nazionale, storica, ma anche politica. Infatti, secondo Lupo “la liberazione istituì, per la prima volta in Italia, un sistema democratico moderno che riconosce i diritti dei cittadini, la funzione sociale della Repubblica e che garantisce i diritti delle minoranze. Ovviamente ciò fu possibile non senza caratteri molto dolorosi e centinaia di migliaia di caduti. Il contributo che la Resistenza diede alla poi avvenuta liberazione dai regimi totalitari in Italia non fu prevalentemente militare, ma nasceva dalla volontà di combattere per partecipare a quella che a quel tempo chiamavano ‘rinascita’. E’ indicativa la capacità di forze politiche diverse (quelle riunite nel CNL) di trovare una concordia, difficilissima e con grandi sbavature, ma pur sempre una concordia in una fase turbinosa, per raggiungere l’obbiettivo comune”.
Spostandoci al presente, è inevitabile un riferimento alle recenti dichiarazioni del Presidente Berlusconi, riguardanti la sua partecipazione, per la prima volta, alle manifestazioni del 25 Aprile in onore della Resistenza.
“Qualcuno ha detto: meglio tardi che mai! Al di là di tutte le prese di posizione sull’argomento, credo che sia giusto e legittimo che il Presidente del Consiglio vada a partecipare alle celebrazioni in onore della Resistenza. Ma dev’essere in buona fede: non deve tirare la pietra e poi nascondere la mano. In tal caso si tratterebbe dell’ennesima provocazione. Se, incarnando improvvisamente un’etica pubblica condivisa e condivisibile da tutte le parti politiche, egli si facesse davvero promotore di una vera parola di disintossicazione, sarebbe davvero da apprezzare. Stiamo a vedere...”.
Quanto è però diversa l'Italia oggi... Che ne pensate? Che pensate rappresenti la vignetta di sopra?
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