domenica 27 febbraio 2011

MASCHERE 2011

José NB1 19/21

Cari allievi: il diavolo mascherato vi invita a lasciar le vostre opinioni e impressioni, a proposito dell'attività. I commenti saranno pubblicati insieme alle foto e faremo un post partecipato da tutti. A domani. Vi aspetto!!!

Una maschera molto elaborata! Con un disegno e colori molto appropiati per il carnevale e per il funerale della sardina. Io vorrei vedere le diverse fotografie del passo a passo dello sviluppo de la maschera (se ci sono, e se no per la prossima volta le potresti fare) o che tu lasci il tuo commento su come è fatta questa maschera.

P.S: Ti aspetto nel carnevale di Pego e anche nel funerale della sardina di Pego con questa maschera. Hai il corraggio?
Mª Jesus NB1


Inoltre ad´essere un'attività divertente e creativa, propizia una relazione più vicina con i colleghi.
Marga NB1


Che bei colori, e che denti ha!
È veramente un diavolo.
Bravo! complimenti!
Victor NB2


Mio nipote dice che la maschera è come un assassino jeje, e i miei amici preferiscono le altre perché pensano che sono più personali. É la mia faccia, non può essere piû personale! Jose NB1






domenica 20 febbraio 2011

BENIGNI, MAMELI E LA STORIA


Benigni e «Fratelli d'Italia», dubbi su una lezione di storia

Da: Alberto Mario Banti Il Manifesto 20/2/2011

Roberto Benigni a Sanremo: ma certo, quello che voleva bene a Berlinguer! Quello che - con gentile soavità - insieme a Troisi scherzava su Fratelli d'Italia ... Che trasformazione! Sorprendente! Eh sì, giacché giovedì 17 febbraio «sul palco dell'Ariston», come si dice in queste circostanze, non ha fatto solo l'esegesi dell'Inno di Mameli. Ha fatto di più. Ha fatto un'apologia appassionata dei valori politici e morali proposti dall'Inno. E - come ha detto qualcuno - ci ha anche impartito una lezione di storia. Una «memorabile» lezione di storia, se volessimo usare il lessico del comico.


Bene. E che cosa abbiamo imparato da questa lezione di storia? Che noi italiani e italiane del 2011 discendiamo addirittura dai Romani, i quali si sono distinti per aver posseduto un esercito bellissimo, che incuteva paura a tutti. Che discendiamo anche dai combattenti della Lega lombarda (1176); dai palermitani che si sono ribellati agli angioini nel Vespro del lunedì di Pasqua del 1282; da Francesco Ferrucci, morto nel 1530 nella difesa di Firenze; e da Balilla, ragazzino che nel 1746 avvia una rivolta a Genova contro gli austriaci. Interessante. Da storico, francamente non lo sapevo. Cioè non sapevo che tutte queste persone, che ritenevo avessero combattuto per tutt'altri motivi, in realtà avessero combattuto già per la costruzione della nazione italiana. Pensavo che questa fosse la versione distorta della storia nazionale offerta dai leader e dagli intellettuali nazionalisti dell'Ottocento. E che un secolo di ricerca storica avesse mostrato l'infondatezza di tale pretesa. E invece, vedi un po' che si va a scoprire in una sola serata televisiva.

Ma c'è dell'altro. Abbiamo scoperto che tutti questi «italiani» erano buoni, sfruttati e oppressi da stranieri violenti, selvaggi e stupratori - stranieri che di volta in volta erano tedeschi, francesi, austriaci o spagnoli. E anche questa è una nozione interessante, una di quelle che cancellano in un colpo solo i sentimenti di apertura all'Europa e al mondo che hanno positivamente caratterizzato l'azione politica degli ultimi quarant'anni.


Poi abbiamo anche capito che dobbiamo sentire un brivido di emozione speciale quando, passeggiando per il Louvre o per qualche altro museo straniero, ci troviamo di fronte a un quadro, che so, di Tiziano o di Tintoretto: e questo perché quelli sono pittori «italiani» e noi, in qualche modo, discendiamo da loro. Che strano: questa mi è sembrata una nozione veramente curiosa: io mi emoziono anche di fronte alle tele di altri, di Dürer, di Goya o di Manet, per dire: che sia irriducibilmente anti-patriottico?


E infine abbiamo capito qual è il valore fondamentale che ci rende italiani e italiane, e che ci deve far amare i combattenti del Risorgimento: la mistica del sacrificio eroico, la morte data ai nemici, la morte di se stessi sull'altare della madre-patria, la militarizzazione bellicista della politica. Ecco. Da tempo sostengo che il recupero acritico del Risorgimento come mito fondativo della Repubblica italiana fa correre il rischio di rimettere in circuito valori pericolosi come sono quelli incorporati dal nazionalismo ottocentesco: l'idea della nazione come comunità di discendenza; una nazione che esiste se non ab aeterno, almeno dalla notte dei tempi; l'idea della guerra come valore fondamentale della maschilità patriottica; l'idea della comunità politica come sistema di differenze: «noi» siamo «noi» e siamo uniti, perché contrapposti a «quegli altri», gli stranieri, che sono diversi da noi, e per questo sono pericolosi per l'integrità della nostra comunità.

Ciascuna di queste idee messa nel circuito di una società com'è la nostra, attraversata da intensi processi migratori, può diventare veramente tossica: può indurre a pensare che difendere l'identità italiana implichi difendersi dagli «altri», che - in quanto diversi - sono anche pericolosi; può indurre a fantasticare di una speciale peculiarità, se non di una superiorità, della cultura italiana; invita ad avere una visione chiusa ed esclusiva della comunità politica alla quale apparteniamo; e soprattutto induce a valorizzare ideali bellici che, nel contesto attuale, mi sembrano quanto meno fuori luogo.


Ecco, con la performance di Benigni mi sembra che il rischio di una riattualizzazione del peggior nazionalismo stia diventando reale: tanto più in considerazione della reazione entusiastica che ha accolto l'esibizione del comico, quasi come se Benigni avesse detto cose che tutti avevano nel cuore da chissà quanto tempo. Ora se questi qualcuno sono i ministri La Russa o Meloni, la cosa non può sorprendere, venendo questi due politici da una militanza che ha sempre coltivato i valori nazionalisti. Ma quando a costoro si uniscono anche innumerevoli politici e commentatori di sinistra, molti dei quali anche ex comunisti, ebbene c'è da restare veramente stupefatti.


Verrebbe da chieder loro: ma che ne è stato dell'internazionalismo, del pacifismo, dell'europeismo, dell'apertura solidale che ha caratterizzato la migliore cultura democratica dei decenni passati? Perché non credo proprio che un simile bagaglio di valori sia conciliabile con queste forme di neo-nazionalismo. Con il suo lunghissimo monologo, infatti, Benigni - pur essendosi dichiarato contrario al nazionalismo - sembra in sostanza averci invitato a contrastare il nazionalismo padano rispolverando un nazionalismo italiano uguale a quello leghista nel sistema dei valori e contrario a quello solo per ciò che concerne l'area geopolitica di riferimento.


Beh, speriamo che il successo di Benigni sia il successo di una sera. Perché abbracciare la soluzione di un neo-nazionalismo italiano vorrebbe dire infilarsi dritti dritti nella più perniciosa delle culture politiche che hanno popolato la storia dell'Italia dal Risorgimento al fascismo.



giovedì 17 febbraio 2011

L’UNITÀ DI ITALIA

150 anniversario (1861-2011)

Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació.

Febbraio-marzo-aprile-maggio 2011

CICLO DI CONFERENZE. Collabora Istituto Italiano di Cultura di Barcellona.

Jorge Català (U.V), “Las líneas maestras de la Unidad de Italia” (Los grandes parámetros históricos, ideológicos, políticos, territoriales y militares de la Unidad).

Giovedì 24 febbraio, F. Filologia, aula S08, 17 h.

Cesáreo Calvo (U.V), “La unità linguistica italiana, fra mito e realtà” (Quando nasce il nuovo stato italiano la lingua italiana era sconosciuta a più del 90% dei cittadini...).

Giovedì 3 di marzo, F. Filologia, aula S08, 17 h.

Andrea Bombi (U.V), “L’opera e la cultura del Risorgimento” (Alla soglia dell’Unità, l’opera musicale era l’unica manifestazione culturale popolare condivisa).

Giovedì 10 marzo, F. Filologia, aula S08, 17 h.

Juan Carlos de Miguel (U.V), “Contro l’Unità di Italia: ragioni meridionaliste” (Rinasce una linea critica con l’Unità per conto di un Sud emarginato).

Giovedì 31 marzo, F. Filologia, aula S08, 17 h.

María de las Nieves Muñiz (U.B.), “L’idea d’Italia in Manzoni e in Leopardi” (Il concetto o sogno d’Italia che avevano i due maggiori scrittori italiani dell’Ottocento ).

Lunedì 4 aprile, Aulario I, (Blasco Ibañez), A-32, 17 h.

Ismael Saz (U.V.), “El fascismo italiano” (El fascismo surge, en parte, come un intento de resolver por la fuerza algunos de los problemas endémicos de la nación italiana).

Giovedì 14 aprile, F. Filologia, aula S08, 17 h.

CICLO DI CINEMA

Film scelti e presentati dalla Lettrice di italiano Ravanelli Sonia.

Proiezione seguirà un dibattito.

Allonsanfan (1974), dei fratelli Taviani (le vicende storiche del primo Risorgimento, con riferimento alle società segrete e alla Carboneria).

Mercoledì 23 marzo, F. Filologia, Saló de graus, 18h.

Viva L’Italia (1961), di Roberto Rossellini (la storia di Garibaldi e l’impresa dei Mille)

Mercoledì 6 aprile, F. Filologia, S04 19h.

I viceré (2007), di Roberto Faenza, tratto dal romanzo di Federico De Roberto (storia tra Risorgimento e Unificazione attraverso la vicenda di una nobile famiglia catanese).

Mercoledì 20 aprile, F. Filologia, Saló de graus, 18h.

I compagni (1963), di Mario Monicelli, (Torino, fine Ottocento, documenta la nascita della coscienza di classe degli operai).

Mercoledì 4 maggio, F. Filologia, Saló de graus, 18h.

ORGANIZZA:

Unitat docent de Filologia Italiana

Departament de Filologia Francesa i Italiana.


sabato 12 febbraio 2011

STUDI E PROSTITUZIONE

Prostituzione giovanile: sempre di più per pagare bollette e rette universitarie


E' Sono sempre di più le persone che dicidono di prostituirsi per far fronte al lavoro che non c'è, per pagarsi gli studi o semplicemente per potersi permettere il superfluo. Secondo un'indagine di Studenti.it ancora in corso, per il 30% degli utenti questa è un'alternativa possibile se mancano i soldi per studiare oppure un'occupazione. Il fenomeno non è solo italiano e, con la crisi, potrebbe aggravarsi.

E' il mestiere più antico del mondo e oggi non è più un tabù. I costumi sono cambiati, la comunicazione tra le persone è veloce e a ricorrere a questo espediente sono sempre più persone: giovani che fuggono da lavori sottopagati e dal precariato, donne che non riescono a far quadrare il bilancio familiare, studenti e studentesse che cercano un modo per guadagnare bene ma che non li distolga troppo dalla vita universitaria.


Ma da trasmissioni come Le iene emerge anche il fenomeno delle baby prostitute, studentesse delle scuole superiori che lo fanno per potersi permettere il superfluo, accessori firmati & co.



Il fenomeno non è solo italiano. In Francia una ricerca del 2006 metteva in evidenza che 2 studenti su 100 si prostituivano per potersi pagare gli studi, sempre più cari. Anche l' Inghilterra, nello stesso periodo, aveva visto crescere il fenomeno in seguito al triplicarsi delle rette universitarie.



E in Italia? Un'inchiesta di StudentiMagazine del 2006 ha rivelato che il 21% delle studentesse usa il proprio corpo per pagarsi gli studi. Erano anni lontani dagli attuali tagli sull'università: tagli ai fondi degli atenei ma anche al 95% delle borse di studio. Come reagiranno gli studenti? Il fenomeno aumenterà?

Da : Studenti.it

È giustificabile prostituirsi se non si trova lavoro o non si hanno soldi per studiare?

martedì 8 febbraio 2011

IL CARNEVALE A LEZIONE DI CONVERSAZIONE

“CHI STA BENE

E CHI STA MALE

CARNEVALE FA RALLEGRAR!”

La Prof.ssa Helena Sanz terrà 4 lezioni sul Carnevale italiano. Vieni a conoscerlo!


LEZIONE DI CONVERSAZIONE DI ITALIANO




Livello intermedio LUNEDÌ 7 E LUNEDÌ 16 (18-18:50)

Livello avanzato MERCOLEDÍ 9 E 16 FEBBRAIO (18-18:50)